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domenica 28 febbraio 2016

Il Novus Ordo e la Settimana Santa

Riporto la testimonianza del mio amico Roberto Soru di Domusnovas (Iglesias), confratello della Confraternita di Maria SS. Addolorata di quella città sarda, sul "Novus Ordo" del 1955 a Molfetta, tristemente famoso perchè, per una sua errata o "capziosa" interpretazione, dopo quell'anno le processioni del Venerdì e del Sabato Santo non uscirono più di notte.

Prendendo ispirazione da un mio Confratello Maggiore di Iglesias, Andrea Mocci, vorrei proporre in questo periodo (tempo permettendo), degli articoli che riguardano la Settimana Santa a Domusnovas.
L’argomento di oggi è il “NOVUS ORDO” e l’impatto che ebbe nei riti della Settimana Santa a Domusnovas.
Il Novus Ordo è una revisione liturgica voluta da Papa Pio XII, promulgata nel 1955. Questa revisione era rivolta principalmente alla Settimana Santa. Ora non entro nei dettagli perché sarebbe un argomento molto vasto, di fatto l’intenzione del Santo Padre era quello di porre la Settimana Santa al centro di tutto l’anno Liturgico come di fatto deve essere. Questa necessità si poneva nel momento in cui si constatava che c’era un certo disordine soprattutto negli orari delle liturgie che spesso diventavano celebrazioni mattutine o pomeridiane, fuori dal contesto storico che si doveva ricordare. Giusto per fare alcuni esempi: la messa in Coena Domini celebrata al mattino o subito al pomeriggio, così come la Veglia Pasquale, veglia di tutte le veglie. Per non parlare poi di sovrapposizione di orari delle liturgie con le azioni di pietà popolare.
Purtroppo la fretta di voler mettere in pratica queste norme, senza un aiuto di norme applicative, portò in molti casi all’applicazione imperativa delle stesse, provocando la soppressione di alcune forme di pietà popolare.
Ripeto che l’intento di Papa Pio XII, non era quello di annullare la Pietà Popolare, ma di armonizzare questa alla Liturgia ufficiale della Chiesa.
Anche a Domusnovas l’avvento del Novus Ordo portò dei cambiamenti: una riguarda il Venerdì Santo e l’altra il Sabato Santo.
Con il Novus Ordo tutte le croci dovevano essere velate. Per antica tradizione, nella Chiesa della Beata Vergine Assunta, la scena del Calvario, veniva preparata tra mezzogiorno (ora della Crocifissione) e le tre del pomeriggio (ora canonica della Morte di Cristo). La Croce veniva fissata più o meno al centro della navata centrale, sotto la cupola Maggiore vicino al pulpito. Tra la nicchia ora occupata dalla Statua di Sant’Antonio e la prima parte della Cappella di Bonaria (all’epoca di Gesu Risorto), veniva realizzato un palco largo quanto una fila di banchi, dove veniva adagiata la Madonna Addolorata e, al momento della cerimonia de “Su Scravamentu” (Deposizione), salivano anche altre figure (Is Giudeus, La Maddalena e S. Giovanni e alcuni angioletti).
Dovendo applicare la norma di “Velare le Croci”, e forse non ponendosi neanche il dubbio che ci potessero essere delle soluzioni alternative, l’allora Parroco Don Mereu, dovette studiare con Ziu Cicchinu, dove poter collocare la Croce.

Fu così che si pensò di portare la Croce all’altare e precisamente dietro l’altare maggiore, con il dorso appoggiato all’altare in marmo. La Croce, una volta pronta, veniva nascosta da un telo rosso appeso su un cavo fissato da lato a lato dell’altare. Da questo telo si vedevano solo i piedi e le mani. La Madonna Addolorata, veniva nascosta dietro l’altare Maggiore.
Come si può notare dalla fotografia, la Croce sbucava da dietro l’altare quasi il tanto giusto dei piedi del Cristo.
Solamente dopo la Liturgia della Croce, e alcune volte pochi istanti prima che arrivasse in chiesa il corteo con i Babballottis, veniva tolto il velo alla grande Croce. Appariva per solo per qualche minuto, la Statua forse più antica di Domusnovas. Questa questione rimase irrisolta fino al 1987 quando, per motivi pratici, si decise di preparare la Croce la notte del Giovedì Santo e lasciarla all’adorazione dei fedeli tutto il Venerdì Santo. 
Un’altra modifica, questa volta positiva, riguarda il Sabato Santo. Fino all’entrata in vigore del Norvus Ordo, la Veglia Pasquale aveva inizio alle 11.00 del mattino. Forse l’intento era non lasciare vuoti liturgici? Non lo sappiamo. La cosa che sappiamo è che a mezzogiorno le campane suonavano al “Gloria” e le donne che erano a casa, avevano l’usanza di sbattere le scope in terra per svegliare il diavolo che si era assopito nella convinzione di aver vinto su Gesù.
Una Veglia la mattina, oltretutto se da considerarsi la Veglia Madre di tutte le Veglie, non ha molto senso, e fu così che in applicazione di questa nuova disposizione, Don Mereu spostò di dodici ore l’inizio della Veglia Pasquale, facendo coindidere il canto del “Gloria” a mezzanotte in punto, consuetudine portata avanti fino ai nosti giorni.

* Testo e foto a cura di Roberto Soru.

1 commento:

Anonimo ha detto...

La "fretta" e la "mancanza di norme applicative" a cui accenna lo scritto sono la causa dei problemi appresso evidenziati. Non si creda però che solo un povero parroco e un povero confratello siano stati vittima di fretta e mancanza di linee guida. Purtroppo la stessa riforma fu fatta non solo in fretta ma pure con gravissime carenze informative e storiche sui riti che si stavano toccando e pure sugli orari in cui venivano celebrati. Stiamo parlando di riti millenari che affondano le loro radici nel'epoca paleocristiana stessa. Dopo decine di secoli certi riti e certi orari non si capivano più apparendo anacronistici. Anziché approfondire e capire si seguì la via più spiccia: cambiare. Il risultato fu un Ordo artificiale, più anacronistico di quello che si voleva riformare. Si pensi al canto delle Lodi previsto al termine del nuovo rito. Nella fretta di riformare si arrivò pure ad espungere la pericope evangelica dell'Istituzione Eucaristica. E così, dopo quella riforma non si legge più, neppure una volta all'anno, il racconto evangelico dell'Istituzione! Sono i pasticci che si creano quando si considera la liturgia come un giocattolo da smontare e rimontare a piacimento. Nicola L.