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lunedì 6 aprile 2009

Funzione delle Sette Parole di Cristo in Croce Chiesa di San Domenico a Taranto - 6 aprile 2009

Questa sera si è svolta a Taranto, presso la Chiesa di San Domenico Maggiore, la Funzione delle ultime Sette Parole di Cristo in Croce, organizzata dalla Confraternita dell' Addolorata, preludio della solenne processione del Venerdì Santo mattina.
Le Sette Parole sono state commentate ognuna da una persona diversa invitata dal Priore prof. Antonio Liuzzi.
Tra queste persone c' ero anche io, invitato in qualità di Priore dell' Arciconfraternita della Morte.
Ovviamente tale considerazione non è da attribuire alla mia umile persona, ma alla grande Arciconfraternita che ho l' onore di presiedere.
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Le Sette Parole sono le seguenti:
1) Padre perdona loro perchè non sanno quello che fanno.
2) Oggi sarai con me in paradiso.
3) Donna, ecco tuo Figlio.
4) Dio mio, Dio mio perchè mi hai abbandonato?
5) Ho sete.
6) Tutto è finito.
7) Padre, nel tue mani raccomando il mio spirito.
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A me è stata affidata la quarta:
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Dio mio, Dio mio, perchè mi hai abbandonato?
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Gli apostoli Matteo e Marco riferiscono gli ultimi momenti di vita di Gesù sulla croce, quasi con le stesse parole.
Dall’ ora sesta fino all’ ora nona si fece buio su tutta la terra.
Verso l’ ora nona Gesù a gran voce gridò: “Elì, Elì, lamà sabactani!”.
Cioè: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”
Alcuni dei presenti, uditolo, dicevano: “Egli chiama Elia”.
E subito dopo uno di loro corse a prendere una spugna, la imbevve di aceto e la avvolse intorno ad una canna per dargli da bere. Ma gli altri dicevano: “Aspetta. Vediamo se viene Elia a salvarlo”.
Ma Gesù emise di nuovo un forte grido ed esalò lo spirito.
Tutta questa situazione è dominata dalla più cupa solitudine e dal più terribile abbandono.
Gesù, come riferisce Marco, è insultato dai capi del popolo: “Ha salvato gli altri, salvi se stesso”, dai soldati che tiravano a sorte le sue vesti: “Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso” e perfino da uno dei ladroni crocifissi con Lui: “Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi”.
Questo è il momento in cui il Maligno si ripresenta, rilanciando la sua sfida: “Ha confidato in Dio, lo liberi Lui ora se gli vuole bene!”.
Dunque non solo tutti gli uomini lo hanno lasciato solo, ma anche il Padre nel quale aveva riposto la sua fiducia è assente.
E’ la tentazione finale, quella di rigettare la croce come via di salvezza.
E’ l’invito pressante a salvare se stessi, secondo la logica umana che vuole che non sia possibile salvare gli altri e non saper salvare se stessi.
Ed è proprio quel grido di Gesù la risposta a questa drammatica sfida: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”.
Nell’ orto del Getsemani Gesù ha avuto un altro momento di sconforto, rivelando tutta la sua umanità, quando disse:
“Padre, se vuoi, allontana da me questo calice. Però non sia fatta la mia, ma la tua volontà”.
Ma proprio in quel “se vuoi” c’ è tutta la fiducia di Gesù nel Padre Suo.
Al racconto evangelico fa eco il Salmo 22, anch’ esso un grido di fiducia e di speranza:
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Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?
Tu sei lontano dalla mia salvezza":
sono le parole del mio lamento.
Dio mio, invoco di giorno e non rispondi,
grido di notte e non trovo riposo.
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Quindi anche Gesù avverte la solitudine di chi si sente abbandonato da Dio, ma dal fondo di questa solitudine sgorga una preghiera che esprime la certezza che essa non si perde nel vuoto, il desiderio di una presenza, il richiamo ad un interlocutore che ascolta.
La preghiera di Gesù è anche la domanda del perché della sofferenza innocente, della verità sconfitta, dell’amore reso inutile e vulnerabile.
Condividendo questa domanda radicale dell’uomo, Gesù ha mostrato tutta la sua solidarietà con l’uomo.
E che Dio non abbandoni mai, nemmeno per un attimo i suoi figli, lo ha mirabilmente e poeticamente annunziato anche don Tonino Bello, Vescovo Santo della mia città, Molfetta, con queste parole:
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Questa notte ho fatto un sogno,

ho sognato che ho camminato sulla sabbia

accompagnato dal Signore

e sullo schermo della notte erano proiettati

tutti i giorni della mia vita.

Ho guardato indietro e ho visto che

ad ogni giorno della mia vita,

apparivano due orme sulla sabbia:

una mia e una del Signore.

Così sono andato avanti, finché

tutti i miei giorni si esaurirono.

Allora mi fermai guardando indietro,

notando che in certi punti

c'era solo un' orma...

Questi posti coincidevano con i giorni

più difficili della mia vita;

i giorni di maggior angustia,

di maggiore paura e di maggior dolore.

Ho domandato, allora:

"Signore, Tu avevi detto che saresti stato con me

in tutti i giorni della mia vita,

ed io ho accettato di vivere con te,

perché mi hai lasciato solo proprio nei momenti

più difficili?".

Ed il Signore rispose:

"Figlio mio, Io ti amo e ti dissi che sarei stato

con te e che non ti avrei lasciato solo

neppure per un attimo:

i giorni in cui tu hai visto solo un'orma

sulla sabbia,

sono stati i giorni in cui ti ho portato in braccio".

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* Testo di Franco Stanzione.

* Foto tratte dal web.

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