Mi è particolarmente gradito, nel giorno in cui ricorre la solennità liturgica di S. Luigi Gonzaga (della cui Confraternita sono stato Priore dal 1985 al 1988), pubblicare questo scritto del carissimo amico prof. Cosmo Tridente che ancora una volta ringrazio per la sua preziosa collaborazione a questo sito.
A cura del Prof. Cosmo Tridente.
Prima di soffermarci sulle vicende storiche della Confraternita, desidero brevemente tratteggiare la figura di questo Santo che la Chiesa festeggia il 21 giugno di ogni anno.
Luigi, figlio primogenito del marchese Ferrante Gonzaga e di Donna Marta Tana di Santena, nacque a Castiglione delle Stiviere, un paesino in provincia di Mantova, il 9 marzo 1568.
Sin da ragazzo il padre lo portava con sé in lunghi viaggi presso le corti italiane ed europee. Il marchese desiderava infatti educare così il suo erede alla vita di corte e addestrarlo alle arti diplomatiche, nelle quali i Gonzaga eccellevano per tradizione. Fu proprio alla corte di Spagna, mentre era ospite di Filippo II, che nella mente del ragazzo prese corpo l’idea di abbracciare la vita religiosa e di rinunciare al marchesato. Al suo ritorno in Castiglione, la comunicazione di questo proposito scatenò un dramma familiare perché Ferrante, consapevole dell’intelligenza e della rettitudine del figlio, non voleva rinunciare a un successore che avrebbe dato sicuramente lustro al casato. Convinto che potesse trattarsi di un capriccio adolescenziale, si adoperò per dissuadere il figlio, ora con rimproveri, ora con ricatti, ora tentando di distrarlo con piaceri della vita mondana. Ma fu tutto inutile. A 18 anni, firmato l’atto di rinuncia al marchesato in favore del fratello Rodolfo, Luigi potette partire per Roma per entrare, com’era suo desiderio, nella Compagnia di Gesù, avendo a maestro spirituale S. Roberto Bellarmino. Saltuariamente si recava a casa per aiutare la madre a risolvere problemi di casato tra suo fratello Rodolfo e il Duca di Mantova.
In una epidemia di peste volle prestare soccorso ad un appestato in abbandono caricandoselo sulle spalle. Contagiato dalla malattia, morì il 21 giugno 1591, aveva solo 23 anni. Il 31 dicembre 1726 venne proclamato Santo da Benedetto XIII e nel 1729 fu dichiarato patrono dei giovani, “onor dei vergini”, come si legge nel canto a lui dedicato. Il suo corpo si trova nella chiesa di Sant’Ignazio in Roma, mentre il capo è custodito nella Basilica a lui dedicata in Castiglione delle Stiviere.
Presso la parrocchia S. Gennaro in Molfetta, è custodita una statua lignea di S. Luigi(1814), opera dello scultore napoletano Francesco Verzella (lo stesso che scolpì le statue dell’Assunta e della Madonna del Buon Consiglio). L’iconografia lo rappresenta come un giovane novizio gesuita che stringe al petto un crocifisso e nell’atto di calpestare lo scettro e la corona, simboli di mondanità e di potere. La Confraternita omonima fu istituita nel 1788 per volontà del vescovo Gennaro Antonucci (1774-1804) il quale, dopo la soppressione dei Padri Gesuiti, si rese conto dell’abbandono spirituale degli studenti della città, ragion per cui ordinò ai maestri di Molfetta di condurre i propri alunni, nelle domeniche e feste di precetto, in una cappella del nuovo palazzo vescovile (ex collegio dei gesuiti). Qui sorse un oratorio dedicato a S. Luigi dove i soci, nel 1809, indossarono per la prima volta l’abito proprio della Congregazione e cioè camice bianco con cingolo cremisi e una stola bianca trasversale con il ricamo delle insegne della Confraternita: scettro, corona e giglio. Nel 1818, per motivi logistici, i congregati chiesero al vescovo Domenico Antonio Cimaglia (1818-1819) il trasferimento del sodalizio da detta cappella alla parrocchia S. Gennaro, con il consenso del parroco pro-tempore Francesco Saverio Nisio. Il 25 aprile 1823 la Confraternita fu riconosciuta giuridicamente con decreto di Ferdinando I di Borbone.
Scopo della Confraternita, come ha scritto Luigi Michele de Palma (vedi “Luce e Vita” n. 33 del 9.9.1984) è quello “di promuovere tra gli iscritti una vita cristiana nella sua pienezza attraverso l’ascolto della parola di Dio, la vita sacramentale e il servizio dei fratelli; diffondere la devozione e il culto per S. Luigi Gonzaga, patrono della Gioventù Cattolica, costituirsi come qualificata presenza cristiana collaborando con le altre Confraternite e in particolar modo alle attività pastorali parrocchiali, promuovendo anche iniziative culturali”.
Il nuovo statuto della Congrega, approvato da mons. Antonio Bello il 4 febbraio 1984, prevede, tra l’altro: l’incontro con i confratelli ogni terza domenica del mese per la recita dei Vespri, la partecipazione alle processioni del Corpus Domini e dei Santi Patroni, la celebrazione del triduo e della festa del Santo nel mese di giugno, la indizione di tre assemblee ordinarie nel corso dell’anno, l’istituzione di borse di studio per studenti bisognosi, la celebrazione di una messa di suffragio nel trigesimo della morte di ciascun confratello.
Dopo un lungo periodo di inattività, nel 1985 il sodalizio riprese le sue pratiche devozionali per interessamento dell’Amministrazione 1985-1988, presieduta dal dott. Francesco Stanzione (già Priore dell’Arciconfraternita della Morte), coadiuvato da Onofrio Sgherza (I° componente) e Umberto Rana (2° componente) essendo parroco don Saverio De Palma. Il simulacro, fissato su una base di legno noce, fu portato in processione nel 1986 e nel 1988 per le principali vie della città, con devota partecipazione di un folto numero di giovani confratelli iscritti.
Attualmente la Confraternita di S. Luigi, è tornata nuovamente in oblìo, avendo il pio sodalizio sospeso ogni attività liturgica e celebrativa. L’attuale parroco di S. Gennaro, Mons. Sergio Vitulano, particolarmente attento al culto e alla devozione nella propria parrocchia, da quest’anno ha voluto ripristinare il triduo in onore del Santo.
E’ auspicabile che l’antica Confraternita riprenda la sua attività, superando le difficoltà esistenti. “Amor mi mosse, che mi fa parlare”, direbbe Dante ( Inferno, II, 72).
* Testo a cura del prof. Cosmo Tridente.Luigi, figlio primogenito del marchese Ferrante Gonzaga e di Donna Marta Tana di Santena, nacque a Castiglione delle Stiviere, un paesino in provincia di Mantova, il 9 marzo 1568.
Sin da ragazzo il padre lo portava con sé in lunghi viaggi presso le corti italiane ed europee. Il marchese desiderava infatti educare così il suo erede alla vita di corte e addestrarlo alle arti diplomatiche, nelle quali i Gonzaga eccellevano per tradizione. Fu proprio alla corte di Spagna, mentre era ospite di Filippo II, che nella mente del ragazzo prese corpo l’idea di abbracciare la vita religiosa e di rinunciare al marchesato. Al suo ritorno in Castiglione, la comunicazione di questo proposito scatenò un dramma familiare perché Ferrante, consapevole dell’intelligenza e della rettitudine del figlio, non voleva rinunciare a un successore che avrebbe dato sicuramente lustro al casato. Convinto che potesse trattarsi di un capriccio adolescenziale, si adoperò per dissuadere il figlio, ora con rimproveri, ora con ricatti, ora tentando di distrarlo con piaceri della vita mondana. Ma fu tutto inutile. A 18 anni, firmato l’atto di rinuncia al marchesato in favore del fratello Rodolfo, Luigi potette partire per Roma per entrare, com’era suo desiderio, nella Compagnia di Gesù, avendo a maestro spirituale S. Roberto Bellarmino. Saltuariamente si recava a casa per aiutare la madre a risolvere problemi di casato tra suo fratello Rodolfo e il Duca di Mantova.
In una epidemia di peste volle prestare soccorso ad un appestato in abbandono caricandoselo sulle spalle. Contagiato dalla malattia, morì il 21 giugno 1591, aveva solo 23 anni. Il 31 dicembre 1726 venne proclamato Santo da Benedetto XIII e nel 1729 fu dichiarato patrono dei giovani, “onor dei vergini”, come si legge nel canto a lui dedicato. Il suo corpo si trova nella chiesa di Sant’Ignazio in Roma, mentre il capo è custodito nella Basilica a lui dedicata in Castiglione delle Stiviere.
Presso la parrocchia S. Gennaro in Molfetta, è custodita una statua lignea di S. Luigi(1814), opera dello scultore napoletano Francesco Verzella (lo stesso che scolpì le statue dell’Assunta e della Madonna del Buon Consiglio). L’iconografia lo rappresenta come un giovane novizio gesuita che stringe al petto un crocifisso e nell’atto di calpestare lo scettro e la corona, simboli di mondanità e di potere. La Confraternita omonima fu istituita nel 1788 per volontà del vescovo Gennaro Antonucci (1774-1804) il quale, dopo la soppressione dei Padri Gesuiti, si rese conto dell’abbandono spirituale degli studenti della città, ragion per cui ordinò ai maestri di Molfetta di condurre i propri alunni, nelle domeniche e feste di precetto, in una cappella del nuovo palazzo vescovile (ex collegio dei gesuiti). Qui sorse un oratorio dedicato a S. Luigi dove i soci, nel 1809, indossarono per la prima volta l’abito proprio della Congregazione e cioè camice bianco con cingolo cremisi e una stola bianca trasversale con il ricamo delle insegne della Confraternita: scettro, corona e giglio. Nel 1818, per motivi logistici, i congregati chiesero al vescovo Domenico Antonio Cimaglia (1818-1819) il trasferimento del sodalizio da detta cappella alla parrocchia S. Gennaro, con il consenso del parroco pro-tempore Francesco Saverio Nisio. Il 25 aprile 1823 la Confraternita fu riconosciuta giuridicamente con decreto di Ferdinando I di Borbone.
Scopo della Confraternita, come ha scritto Luigi Michele de Palma (vedi “Luce e Vita” n. 33 del 9.9.1984) è quello “di promuovere tra gli iscritti una vita cristiana nella sua pienezza attraverso l’ascolto della parola di Dio, la vita sacramentale e il servizio dei fratelli; diffondere la devozione e il culto per S. Luigi Gonzaga, patrono della Gioventù Cattolica, costituirsi come qualificata presenza cristiana collaborando con le altre Confraternite e in particolar modo alle attività pastorali parrocchiali, promuovendo anche iniziative culturali”.
Il nuovo statuto della Congrega, approvato da mons. Antonio Bello il 4 febbraio 1984, prevede, tra l’altro: l’incontro con i confratelli ogni terza domenica del mese per la recita dei Vespri, la partecipazione alle processioni del Corpus Domini e dei Santi Patroni, la celebrazione del triduo e della festa del Santo nel mese di giugno, la indizione di tre assemblee ordinarie nel corso dell’anno, l’istituzione di borse di studio per studenti bisognosi, la celebrazione di una messa di suffragio nel trigesimo della morte di ciascun confratello.
Dopo un lungo periodo di inattività, nel 1985 il sodalizio riprese le sue pratiche devozionali per interessamento dell’Amministrazione 1985-1988, presieduta dal dott. Francesco Stanzione (già Priore dell’Arciconfraternita della Morte), coadiuvato da Onofrio Sgherza (I° componente) e Umberto Rana (2° componente) essendo parroco don Saverio De Palma. Il simulacro, fissato su una base di legno noce, fu portato in processione nel 1986 e nel 1988 per le principali vie della città, con devota partecipazione di un folto numero di giovani confratelli iscritti.
Attualmente la Confraternita di S. Luigi, è tornata nuovamente in oblìo, avendo il pio sodalizio sospeso ogni attività liturgica e celebrativa. L’attuale parroco di S. Gennaro, Mons. Sergio Vitulano, particolarmente attento al culto e alla devozione nella propria parrocchia, da quest’anno ha voluto ripristinare il triduo in onore del Santo.
E’ auspicabile che l’antica Confraternita riprenda la sua attività, superando le difficoltà esistenti. “Amor mi mosse, che mi fa parlare”, direbbe Dante ( Inferno, II, 72).
- PROCESSIONE DEL 22 GIUGNO 1986 -
* Foto tratte dall' Archivio Fotografico privato del dott. Francesco Stanzione.