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QUESTO SITO STA CON IL PAPA

Online da lunedì 29 ottobre 2007 - Visualizzazioni totali

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martedì 30 novembre 2010

Il Venerdì Santo a Chieti

A chiusura del mese di novembre, sul sito La mia Settimana Santa ho pubblicato, nella sezione dedicata alla Settimana Santa in Abruzzo, la scheda monografica su Il Venerdì Santo a Chieti.
Anche la città di Chieti coltiva da secoli una raffinatissima tradizione pasquale che culmina nella processione del Cristo Morto, nel tardo pomeriggio del Venerdì Santo, la cui "colonna sonora" è il bellissimo Miserere di Saverio Selecchy.
La pubblicazione delle monografie sulla Settimana Santa di altre località, questa volta quasi tutte pugliesi, riprenderà nel mese di gennaio, dopo le festività natalizie.
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* Testo a cura del dott. Franco Stanzione.
* Foto tratta dal web.

domenica 28 novembre 2010

La Settimana Santa a Enna

Sul sito La mia Settimana Santa ho pubblicato, nella sezione dedicata alla Settimana Santa in Sicilia, la scheda monografica de La Settimana Santa a Enna.
Si tratta di una delle "Settimane Sante" più belle di tutta la Sicilia, soprattutto perchè ha alla base una grande e vivissima realtà confraternale, che la differenzia dal resto dell' Isola in cui la organizzazione dei Riti Pasquali è affidata prevalentemente a Ceti e Maestranze.
Ricchissima di rituali in ogni giorno della Settimana Santa, merita davvero di essere conosciuta e studiata.
La realizzazione di questa scheda ha richiesto da parte mia un lungo studio e lavoro, vista la vastità e la complessità dell' argomento trattato.
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* Testo a cura del dott. Franco Stanzione.
* Foto tratta dal web.

La Settimana Santa a Barrafranca (EN)

Sul sito La mia Settimana Santa ho pubblicato, nella sezione dedicata alla Settimana Santa in Sicilia, la scheda monografica de La Settimana Santa a Barrafranca (EN).
Si tratta di una singolarissima Settimana Santa, per capire la quale bisogna entrare nel più profondo della mentalità siciliana e nel concetto di "festa" che ne è alla base.
Non si stupiscano quindi, soprattutto i lettori pugliesi ed in particolare molfettesi, abituati a processioni pasquali ricche di misticismo, di fronte alla chiassosa ma sentita e devota partecipazione dei barresi alle loro processioni, in particolare a quella del Crocifisso (U Trunu).
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* Testo a cura del dott. Franco Stanzione.

sabato 27 novembre 2010

La Settimana Santa a Sulmona (AQ)

Sul sito La mia Settimana Santa ho pubblicato pertanto, nella sezione dedicata alla Settimana Santa in Abruzzo, la scheda monografica de La Settimana Santa a Sulmona (AQ).
E' una Settimana Santa tra le più belle d' Abruzzo e, si può dire, all' insegna della marcia funebre "Vella" (Una lacrima sulla tomba di mia madre).
Bellissimo poi, la Domenica di Pasqua, il rito de "La Madonna che Scappa in piazza".
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* Testo a cura del dott. Francesco Stanzione.
* Foto tratta dal web.

venerdì 26 novembre 2010

La Settimana Santa a San Severo (FG)

Sul sito La mia Settimana Santa ho pubblicato, nella sezione dedicata alla Settimana Santa in Puglia, la scheda monografica de La Settimana Santa a San Severo (FG).
A mio modesto parere la Settimana Santa di San Severo meriterebbe di essere meglio conosciuta dagli amanti di queste tradizioni, che vengono tramandate grazie ad una realtà confraternale piuttosto attiva nella organizzazione di un Venerdì Santo che non è certamente secondo a tanti altri.
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* Testo a cura del dott. Franco Stanzione.
* Foto tratta dal web.

mercoledì 24 novembre 2010

Una storica rivelazione del Cardinale Federico Tedeschini

A cura del prof. Cosmo Tridente
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I Molfettesi non più giovani ricorderanno che il 1° luglio 1951 la venerata icona della Vergine dei Martiri fu incoronata dal Cardinale Federico Tedeschini, proclamandola nello stesso tempo nostra Augusta Protettrice. Le due corone, poi rubate e rifatte, furono disegnate dallo scultore molfettese Giulio Cozzoli e cesellate a Napoli dalla ditta Coppola Gagliardi (vedi in proposito il mio libro: “Feste, ricorrenze e memorie a Molfetta”, Editore Mezzina, Molfetta 1998).
Molto brevemente dirò che il Cardinale Tedeschini era nato ad Antrodoco (Rieti) il 12 ottobre 1873. Fu creato Cardinale da Papa Pio XI nel concistoro del 16 dicembre 1935. Fu Vescovo di Ostia e Frascati, Arciprete della Patriarcale Basilica Vaticana, Prefetto della Sacra Congregazione della Rev.Fabbrica di S.Pietro, nonché datario di Sua Santità e Camerlengo del Sacro Collegio dei Cardinali. Nel 1953 fu legato del Papa al Congresso Eucaristico Internazionale di Barcellona. Morì il 2 febbraio 1959.
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Fatta questa premessa, non tutti sanno che il 13 ottobre dello stesso anno in cui fu incoronata la nostra Madonna dei Martiri, il Cardinale Tedeschini fu al centro dell’attenzione del mondo cattolico per un altro importante evento, quello della chiusura a Fatima dell’Anno Santo esteso a tutta la Chiesa. Durante l’omelia, l’eminente porporato lesse alla folla che gremiva la piazza della Basilica portoghese una interessante rivelazione che gli era stata confidata da Papa Pio XII (Eugenio Pacelli). Il testo scritto fu diffuso alla stampa internazionale.
“Erano i giorni - scrive il porporato - della definizione dell’assunzione della Santissima Vergine Maria. Durante uno di questi, incontratomi con Sua Santità in una riunione ufficiale, il Santo Padre, visibilmente emozionato, si degnò di confidarmi ciò che segue: "Ieri, ho visto un prodigio che mi ha profondamente impressionato". E mi narrò come avesse visto il sole sotto la stessa forma, con quegli stessi prodigi, in quella stessa apocalittica convulsione, che noi sappiamo essersi prodotta davanti a settantamila persone a Fatima! Chi potrebbe descrivere come si presentò il sole, se non ripetendo le auguste parole? Rimasi scosso dallo stupore, ammutolito, interdetto! Era la prima volta che, per così dire, avevo la sensazione di vedere e sentire parlare un resuscitato: l’Evangelista ispirato di Patmos! E il Sommo Pontefice mi raccontava tutto questo emozionato e scosso come mai l’avevo visto... Ora, in che giorno e sotto che forma si produsse questo fenomeno, del tutto prodigioso, davanti agli occhi del Papa? "Era il 30 ottobre 1950 - mi narrò - l’antivigilia del giorno che l’intero mondo cattolico attendeva con impazienza, quello della solenne definizione dell’Assunzione in Cielo della Santissima Vergine Maria. Verso le quattro del pomeriggio, stavo facendo la mia abituale passeggiata nei giardini del Vaticano, leggendo e studiando, come mio solito, alcune carte d’ufficio. Dalla spianata della Madonna di Lourdes, salii verso la sommità della collina, passando per il viale di destra, che costeggia il muro di cinta. Ad un certo punto, come alzai gli occhi dai fogli che avevo in mano, fui colpito da un fenomeno che appariva come un globo opaco, giallo pallido, completamente attorniato da un cerchio luminoso, che tuttavia non impediva affatto di fissare l’astro con attenzione, senza provocare il minimo fastidio. Una nuvoletta, leggerissima, vi si trovava davanti come un diaframma. Il globo opaco si muoveva verso l’esterno, leggermente, ruotando e contemporaneamente spostandosi da destra verso sinistra e viceversa. Ma, all’interno del globo, v’erano, chiarissimi ed ininterrotti, dei moti molto forti. Lo stesso fenomeno si ripeté il giorno dopo, 31 ottobre e il 1° novembre, giorno della definizione; poi l’otto novembre, ottava di questa solennità. Poi, più nulla. Molte volte ho cercato, in altri giorni, alla stessa ora e con simili condizioni atmosferiche, di osservare il sole per vedere se il fenomeno si sarebbe riprodotto, ma invano. Non ho più potuto fissare il sole, nemmeno per un istante, perché la vista immediatamente era abbagliata. Questa è, in parole semplici e concise, la pura verità".
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A questo punto, una domanda sorge spontanea, come direbbe un noto personaggio televisivo: perché proprio Papa Pacelli ebbe il privilegio di osservare questo fenomeno? Secondo Andrea Tornielli (Pio XII. Eugenio Pacelli. Un uomo sul trono di Pietro, Mondadori, 2007) c'era un legame solido tra la vita di questo Pontefice e il mistero della Vergine Maria. "Fin da bambino - ha sottolineato - Eugenio Pacelli era devoto ed era iscritto alla Congregazione dell'Assunta, che aveva la cappella vicino alla Chiesa del Gesù. Una devozione che appare profetica, perché sarà proprio lui a dichiarare il dogma dell'Assunta nel 1950. E poi - continua Tornielli - Eugenio Pacelli ricevette l'ordinazione episcopale da Papa Benedetto XV nella cappella Sistina il 13 maggio 1917, giorno della prima apparizione della Madonna a Fatima" Nel 1940, in qualità di Pontefice, riconobbe definitivamente le apparizioni di Fatima, e nel 1942 consacrò il mondo al Cuore Immacolato di Maria con un radiomessaggio al Portogallo.
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* Testo e foto a cura del prof. Cosmo Tridente.

martedì 23 novembre 2010

Il Venerdì Santo a L' Aquila

Nel panorama dei Riti della Settimana Santa in Abruzzo, vi è una singolarissima processione del Venerdì Santo che si svolge proprio nel capoluogo, a L' Aquila.
Considerando la tipologia di città (un bellissimo centro storico molto antico) e la radicata tradizione abruzzese in fatto di celebrazione della Settimana Santa, ci sarebbe da aspettarsi che a comporre la processione siano Immagini Sacre risalenti come minimo al secolo scorso ... niente di più falso invece.
Infatti la processione fu sospesa per quasi un paio di secoli, dal 1768 al 1953, e fu ripresa ad opera dei Frati Minori Francescani, in particolare nella persona di Fra Salva­tore Roccioletti.
Ovviamente non vi erano simulacri da portare in processione e fu pertanto per questo che si ebbe l' idea di affidare la esecuzione dei simboli processionali e dei simulacri ad artisti moderni, anche di fama nazionale, primo fra tutti Remo Brindisi.
Il risultato è stato che la fattura di essi è totalmente fuori da quella a cui si è tradizionalmente abituati, in quanto questi artisti si sono espressi secondo gli odierni modi di concepire l' arte ... oserei dire in maniera quasi astratta.
Piaccia ... non piaccia ... fatto sta che, pur essendo ciò che viene portato in processione, completamente fuori dai canoni ordinari, la processione del Venerdì Santo di L' Aquila è sicuramente meritevole di essere conosciuta ed approfondita, soprattutto nel suo profondo significato religioso.
Sul sito La mia Settimana Santa ho pubblicato pertanto, nella sezione dedicata alla Settimana Santa in Abruzzo, la scheda monografica de Il Venerdì Santo a L' Aquila.
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* Testo e foto a cura del dott. Franco Stanzione.

lunedì 22 novembre 2010

La Settimana Santa a Lanciano (CH)

Sul sito La mia Settimana Santa ho pubblicato, nella sezione dedicata alla Settimana Santa in Abruzzo, la scheda monografica de La Settimana Santa a Lanciano (CH).
Era da diversi anni che stavo studiando quella che, a mio parere, è una delle più belle "Settimane Sante" d' Italia, sia per la valenza religiosa che per quella estetica, ed è per questo che ho ritenuto di iniziare proprio da Lanciano la serie di monografie sulla Settimana Santa in Abruzzo che a breve seguiranno.
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* Testo a cura del dott. Franco Stanzione.
* Foto tratta dal sito dell' Arciconfraternita della Morte e Orazione di Lanciano.

domenica 21 novembre 2010

La Settimana Santa e il Culto della Addolorata a Valenzano (BA)

In occasione, oggi 21 Novembre (Festa dei Dolori di Maria), della conclusione del Settenario in onore di Maria SS. Addolorata nella città di Valenzano (BA), ho pubblicato sul sito La mia Settimana Santa le seguenti due monografie.
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2 - Nella sezione La Settimana Santa in Puglia:
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La Settimana Santa di Valenzano si caratterizza per la sua singolarissima processione dei Misteri del Venerdì Santo, costituita attualmente da ben 47 gruppi statuari, quasi tutti di scuola leccese, che durante l' anno vengono custoditi nelle abitazioni dei loro proprietari dalle quali annualmente escono per convergere nella piazza principale della città, dove ha inizio e termine il sacro corteo.
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* Testo a cura del dott. Franco Stanzione.
* Foto a cura di Riccardo Davide Grimaldi.

giovedì 11 novembre 2010

Il mio incontro con le "Dolorose" di Màlaga - 2007

Ho pubblicato sul sito La mia Settimana Santa il reportage fotografico del mio tour delle "Dolorose" di Màlaga, quando nel 2007 sono stato in visita a quella città spagnola.
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E' visibile nella sezione dedicata al Culto a Maria SS. Addolorata a Màlaga.
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* Testo e foto a cura del dott. Franco Stanzione.

lunedì 8 novembre 2010

Giovanna, nel Vangelo di Luca

A cura del Prof. Cosmo Tridente

Se leggiamo il Vangelo di Luca, al versetto 8, 1-3, troviamo scritto queste parole: “In seguito egli se ne andava per la città e i villaggi, predicando e annunziando la buona novella del regno di Dio. C’erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria di Magdala, dalla quale erano usciti sette demoni, Giovanna, moglie di Cusa, amministratore di Erode, Susanna e molte altre, che li assistevano con i loro beni”. Luca cita ancora Giovanna nel versetto 24, 9-11: “E, tornate dal sepolcro, annunziarono tutto questo agli Undici e a tutti gli altri. Erano Maria di Magdala, Giovanna e Maria di Giacomo”. Poi Giovanna scompare definitivamente dal Vangelo lucano. Ma chi era Giovanna?
Null’altro è dato sapere di questa pia donna, dopo aver saputo che fosse moglie di Cusa.
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Pertanto, avvalendomi di una ipotetica e quanto mai interessante lettera che la suddetta avrebbe inviato ad una catechista o educatrice ACR della parrocchia S. Lorenzo di Riccione, possiamo immaginare chi fosse questa pia donna, due volte menzionata da Luca.
«So che da voi si saluta con una strana parola, “Ciao”, mentre io sono stata abituata a dire “shaloom”, cioè pace, bene, pienezza dei doni di Dio … ma mi accontento e ti dico “ciao!”. Non so come ti chiami, ma so che sei mia sorella, perché la tua storia assomiglia tanto alla mia e tutte e due abbiamo un maestro comune: Gesù. Mi chiamo Giovanna e di me parla anche il Vangelo di Luca quando scrive che, insieme ad altre donne, facevo parte del gruppo dei discepoli di Gesù. Luca precisa che ero moglie di Cusa, amministratore di Erode. Anche se forse ti annoierò, vorrei raccontarti la mia storia.
Sono nata in un paese della Galilea, non lontano dal lago di Tiberiade, da una famiglia benestante. Anche per la posizione sociale della mia famiglia, sono andata in sposa ad un personaggio importante, di nome Cusa. Era appunto amministratore di Erode tetrarca, uno dei quattro figli del terribile Erode il grande. Erode era re della Galilea, anche se il suo potere dipendeva da Roma ed era limitato. Ma queste sono questioni poco importanti per quello che ti voglio invece raccontare. La mia vita scorreva abbastanza serena ma, nello stesso tempo, molto piatta: ero ricca, bella, in una posizione sociale invidiata da tante mie amiche, ma dentro di me avvertivo il desiderio di qualcosa di grande … Non sapevo neppure io che cosa sperare, ma le cose di cui ero circondata non bastavano a saziare la mia fame di vita, di gioia, di pienezza. Purtroppo non ho avuto figli e mio marito Cusa era troppo indaffarato per dedicarmi tempo e attenzioni. Certo, mi voleva bene, ma era tutto preso dai suoi mille impegni alla corte di Erode. Un giorno feci un incontro che cambiò la mia vita: Gesù di Nazaret.
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Ero stata invitata con Cusa e con altri notabili ad un pranzo in casa di Simone, un ricco fariseo, perché quel giorno doveva venire un giovane di Nazaret la cui fama di maestro e taumaturgo si era sparsa in tutta la Galilea, appunto Gesù. Dapprima non mi fece alcuna impressione: era un uomo normale, una buona forchetta, direste voi, che amava stare in compagnia e rallegrava la tavolata con storie buffe e anche barzellette. Si vedeva che era felice della vita, anche se di tanto in tanto sembrava che il suo pensiero andasse altrove e si estraniava da tutto e da tutti. Mentre eravamo ormai alla fine del pranzo entrò improvvisamente una donna di cui, per rispetto, non dico il nome ma solo il mestiere e la condizione: era una prostituta ed era per questo disprezzata da tutti, anche da quelli che la sfruttavano. Quasi strisciando addossata al muro venne dietro Gesù, si buttò ai suoi piedi e si mise a singhiozzare, bagnando con le lacrime i suoi piedi. Poi si mise ad asciugarli coi suoi lunghi, bellissimi capelli e a cospargervi sopra del profumo prezioso. Debbo dirti in tutta franchezza che ho ammirato quella donna per il suo coraggio: era andata nella tana del leone, perché il padrone di casa, Simone, era famoso per la sua rettitudine morale e per essere uomo esigente. Egli effettivamente restò turbato e scandalizzato per l’affronto fatto dalla donna e, soprattutto, perché Gesù la lasciava fare. Era chiaro a tutti ciò che Simone pensava: “Come può costui essere un profeta mandato da Dio se si lascia avvicinare da una peccatrice della peggiore specie?” Ma Gesù lasciava fare, anzi alla fine disse a Simone che lo aveva invitato: “Questa donna mi vuole più bene di te. Ella ha amato molto, per questo le sono perdonati i suoi molti peccati.” Poi disse alla donna: “La tua fede ti ha salvata. Va’ in pace!”. Non potrò mai dimenticare quella scena: Simone quasi digrignava i denti per la vergogna e la rabbia, mentre la donna se ne andò con un sorriso bellissimo. Era in effetti molto bella, ma prima la sua bellezza era come deturpata dal vizio; ora invece risplendeva e la sua pace ritrovata sembrava contagiare tutti. (cfr. Lc 7,36-50)
Così ho deciso di mettermi al seguito di quello strano maestro che era capace di cambiare con un gesto la vita delle persone e di donare tanta felicità. Parlai con Cusa che, tutto preso dai suoi giri, non mi fece molte difficoltà e partii. C’erano anche altre donne insieme a Gesù e ai suoi amici più stretti: Susanna, Maria di Magdala ed altre. Davvero povere donne, riportate alla vita piena dall’incontro con Gesù. Era una vita difficile, la nostra, senza una meta fissa. Noi cercavamo di alleviare le fatiche di quel gruppo di uomini e mettevamo a loro disposizione anche le nostre sostanza economiche che erano cospicue.
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Un altro episodio mi colpì e segnò per sempre la mia vita, facendomi scoprire doti che non pensavo di avere. Un giorno eravamo seduti nella piazzetta polverosa di Cafarnao, stanchi per il viaggio piuttosto lungo. Era un pomeriggio assolato e ci si era appisolati all’ombra di un sicomoro. D’improvviso sbucarono da una viuzza cinque o sei bambinetti urlando e cantando e si misero attorno a Gesù. Pietro e gli altri, svegliati dal chiasso, sgridavano i bambini e cercavano di cacciarli. Invece Gesù rimproverò i suoi e prese tra le braccia il bambino più piccolo, che poteva avere al massimo sei anni: “Lasciate che i bambini vengano a me – disse – perché il Regno di Dio appartiene a chi è come loro”. Poi mi chiamò e mi chiese di curarmi d’allora in avanti dei bambini. Io che non avevo mai avuto la gioia di portare in braccio un figlio mio ero chiamata ad occuparmi dei figli degli altri. E così, ancora giovane e piena di gioia (perché la presenza di Gesù davvero donava pace), mi misi a far giocare i bambini che incontravamo e che ci facevano ressa intorno. Quel pomeriggio assolato a Cafarnao è stata un’altra pietra miliare nella mia vita: là Gesù mi aveva fatto scoprire le mie attitudini. Quasi ero contenta di non avere avuto figli miei perché così mi potevo dedicare con amore a tanti bambini. Pian piano coinvolsi anche Susanna in questa avventura e così facevamo giocare i bambini, spiegavamo loro quello che Gesù insegnava, li facevamo pregare … Insomma eravamo diventate quello che voi chiamereste col nome “educatori”. Ma il nostro scopo non era quello di attirare i bambini a noi, ma di farli incontrare con Gesù, perché solo Lui poteva davvero donare loro la gioia.
Poi sai quello che è successo: hanno preso Gesù, lo hanno torturato e l’hanno crocifisso. Io e Susanna eravamo vicine alla croce, insieme a Maria, la madre di Gesù, poche altre donne e Giovanni. Tutti erano fuggiti per il terrore, anche Pietro. Si dice che noi donne siamo più forti degli uomini: credo proprio che il Calvario l’abbia dimostrato. Mai dimenticherò gli spasimi di Gesù morente di quella morte crudele, mai dimenticherò il volto di Maria, attonita, pallida, straziata dal dolore, quasi in trance. Le altre donne urlavano e piangevano, lei invece era muta e ferma sotto la croce di suo figlio. Sembrava che il mondo fosse finito per noi al momento della sua morte, che tutto ci crollasse addosso, che non valesse più la pena vivere: se l’autore della vita era morto, aveva più senso vivere? Si poteva vegetare, non certo vivere. Ma poi, due giorni dopo, il sole tornò a risplendere sulle nostre esistenze svuotate e annichilite. L’abbiamo visto vivo, risorto, con ancora i segni della passione, ma trionfante, di una bellezza e di una maestà indicibili. Tremo ancora al pensiero di quando l’ho incontrato nel giardino e mi ha detto: “Giovanna, amica mia, ora tocca a voi. Tocca a Pietro e agli altri annunciare la bella notizia, ma tocca anche a te, a Susanna, alle altre sorelle. Vi affido i bambini. Fate loro capire che la vita è bella perché ogni forma di morte è stata sconfitta. Voi lo avete sperimentato. Non avere paura, Giovanna, io sarò con te, con tutti voi fino alla fine del mondo, quando tornerò e vi prenderò con me!”.
E questa è stata la mia missione, per lunghi anni della mia vita. Ho incontrato centinaia di bambini e li ho aiutati a crescere, insegnando loro a cogliere tutto ciò che nella vita è bello ed è vero. Non è stato un compito facile, perché la vita riserva sempre delle prove, ma mi sono sempre ricordata delle ultime parole di Gesù: “Coraggio, io sono con te!”. Ora che non sono più vivente sulla terra mi volgo indietro e mi rendo conto di avere imparato tante cose da questa mia missione in mezzo ai bambini, cose che Gesù stesso ci aveva fatto intuire. Ho capito anzitutto che i bambini sono dei capolavori di Dio. Non dobbiamo essere noi a plasmare i bambini, ma a saper vedere e tirare fuori ciò che Dio ha già seminato in loro. Davvero i bambini stupiscono con la loro ricchezza interiore. Per questo ho anche capito che loro sono protagonisti e che noi educatori (scusa se uso questo termine) dobbiamo metterci al loro servizio in modo che sappiano esserlo a misura della loro età. Nella mia lunga esperienza coi bambini ho anche sperimentato che non ero mai sola, ma sempre all’interno di una comunità che in qualche modo rappresentavo. Quando stavo coi bambini, era come se con me ci fossero Pietro, Giovanni, Maria e tutti gli altri. Inoltre l’amicizia con Susanna e con altri che dopo di lei hanno portato avanti questo compito mi ha molto aiutata. Era bellissimo alla sera, attorno al fuoco acceso, scambiarci le nostre impressioni e le nostre esperienze e uno aiutava l’altro. Solo così ho potuto superare tanti pregiudizi e difficoltà. Un’altra cosa ho capito, fondamentale: non sempre si vedono i frutti di quello che si è seminato. Scrive un altro grande amico di Gesù, Paolo: “Uno semina e un altro raccoglie”. Non è facile accettare questo, ma alla fine dà una grande libertà. Non sono mai stata attaccata ai risultati, ma mi sono sempre preoccupata di fare del bene a questi bambini attraverso la parola e la testimonianza. Siamo chiamati a lavorare gratuitamente, liberi addirittura dall’attesa dei risultati. Solo così saremo collaboratori di Gesù, che ha detto: “Quando avrete fatto tutto quello che vi è stato comandato, dite: siamo poveri servi!”. Infine ho sperimentato sulla mia pelle quanto sia vera la frase di Gesù: “Vi è più gioia nel dare che nel ricevere”. Quello che anche tu certamente avrai vissuto quando hai fatto del bene a persone che ami, io l’ho sperimentato facendo del bene ai bambini. Ogni volta che, presa dalla stanchezza, mi tiravo indietro ero triste e avvilita; ogni volta che, magari stringendo i denti, mi buttavo con entusiasmo mi ritrovavo piena di gioia e di voglia di vivere.
Cara amica del XXI secolo, così lontana nel tempo e nello spazio e pur così vicina, la mia vita è stata davvero un dono di Dio anzitutto per me. E’ stata spesso un’avventura, talvolta dura, ma – lasciamelo dire – una bella avventura, che rifarei senza esitazioni. Ora che sono vicina all’Amore, sono circondata da tutti i bambini che ho aiutato nella mia lunga esperienza. Sono diventati adulti, anziani anche loro, ma hanno sempre la freschezza dei bambini ed un sorriso particolare: lo stesso sorriso di Gesù. E questa è la più grande ricompensa che potessi mai desiderare».
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* Testo a cura del prof. Cosmo Tridente.
* Foto tratte dal web.

venerdì 5 novembre 2010

La Settimana Santa a Domusnovas (CI)

Siamo nel mese di novembre, periodo che si concilia benissimo con una grande nostalgia del periodo più bello dell' anno: la Quaresima.
Pertanto, anche in omaggio alla mia amicizia con Roberto Soru, vice Priore della Confraternita della Madonna Addolorata di Domusnovas, ho pubblicato sul sito La mia Settimana Santa, nella sezione dedicata alla Settimana Santa in Sardegna, una scheda monografica su La Settimana Santa a Domusnovas.
Con questa, riprende la pubblicazione delle "Settimane Sante" da me ritenute più belle ed importanti dell' Italia Meridionale.
Colgo l' occasione per ringraziare l' amico Roberto Soru per il materiale messo a mia disposizione, e per complimentarmi con la sua piccola ma nel contempo "grande" Confraternita che, con tanta costanza e pervicacia, ha saputo ripristinare e rivitalizzare una Settimana Santa ormai estinta nella loro città, grazie alla azione demolitrice (nel recente passato) di sacerdoti che hanno evidentemente perso di vista il vero significato della loro "missione".
Di questi "esemplari" ce ne sono stati anche a Molfetta ... ma per fortuna ce ne siamo liberati.
Invito quindi in maniera particolare i lettori di questo sito ad approfondire la conoscenza della realtà "Semanasantera" Domusnovese ... lo merita davvero.
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* Testo a cura del dott. Franco Stanzione.
* Foto a cura di Roberto Soru.

martedì 2 novembre 2010

Perchè Dio non rimuove il male dalla Terra

A cura del prof. Cosmo Tridente.
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In questi ultimi tempi i mass-media ci “bombardano” di notizie quanto mai raccapriccianti che ci lasciano senza parole e senza respiro: delitti in famiglia, aggressioni, rapine, violenze sessuali, attentati, traffico di esseri umani, pirateria su strade, alcolisti al volante di autovetture che provocano stragi di vite umane, violenza negli stadi, malavitosi muniti di spranghe e coltelli che rispondono ad un presunto torto subito, pedofilia, piromania, bullismo nelle scuole, diffamazioni a tutto campo, scontro sempre più acceso ed esasperato tra politici e istituzioni, ecc.
Perché tutto ciò accade? L’umanità, come ho già scritto su questo sito, sta andando verso una catastrofe?
Non spetta a noi profetizzare sul futuro che è nelle mani di Dio. Come credente, però, sono convinto che in tutti questi episodi sconcertanti e, a dir poco, impressionanti, sicuramente c’è “lo zampino del diavolo”, anzi più che lo zampino c’è tutto il suo odio per l’uomo e la sua volontà satanica di distruggerlo e rovinarlo.
Il mestiere di satana è quello di tentare l’uomo al male e di distoglierlo dal bene. Ma satana non può farci del male se non glielo permettiamo. Sant’Agostino (Sermone n. 36) afferma: “Satana è come un cane legato alla catena: può abbaiare ma non può mordere, se non chi vuole essere morso”. Il mezzo sicuro per non “essere morsi” da satana ci è indicato da nostro Signore quando dice: “Vigilate e pregate per non soccombere alla tentazione” (Matteo 26,41).
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Ebbene, a parte ogni considerazione di natura teologica, in questo scenario abbastanza inquietante che scuote profondamente l’opinione pubblica, mi sono chiesto più volte perché Dio, che ama infinitamente tutto il genere umano, non elimina il male che c’è sulla terra. La risposta a questo interrogativo l’ho trovata nelle convincenti parole scritte da Roberto Polignano (La Gazzetta del Mezzogiorno del 13 giugno 2006) che, con un efficace esempio, ci fa capire come stanno esattamente le cose. Riporto in sintesi:
Se inseriamo una spina in una presa di corrente, potremo accendere una lampadina che illuminerà l’ambiente. Qualora compissimo l’operazione con la mano bagnata, potremmo rimanere folgorati. Così l’energia elettrica può fornire la luce (il bene) e la folgore (il male).
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Orbene, se ipotizziamo che sia Dio ad avviare la corrente elettrica (che metaforicamente sta a rappresentare l’uomo), con questa operazione avrà fatto nascere il bene (la luce) e il male (la possibilità di rimanere folgorati). Ma non si potrà imputare a Dio la responsabilità del male prodotto dalla corrente elettrica, in quanto l’uomo ha la capacità di adottare le misure per non essere investito dalla scarica elettrica.
A questo punto è agevole rispondere al nostro quesito: Perché Dio non elimina il male dalla terra? Perché essendo il male una potenzialità che tutti gli esseri umani hanno, quindi anche i bambini i quali non vanno considerati innocenti ma solo “innocui” fino a quando sono in tenera età, la sua eliminazione può avvenire ad una sola condizione: la soppressione dell’intero genere umano.
E allora? Non ci resta che confidare nel Signore e in Colei che “ha schiacciato la testa al serpente infernale” nella speranza che, alla fine, il bene abbia il trionfo sul male. “Hoc erat in votis”, direbbe Orazio (Satire, VI, 1).
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* Testo a cura del prof. Cosmo Tridente.
* Foto tratte dal web.