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QUESTO SITO STA CON IL PAPA

Online da lunedì 29 ottobre 2007 - Visualizzazioni totali

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lunedì 29 dicembre 2014

La Terra nel mistero dell’Universo

A cura del prof. Cosmo Tridente.

Nell’immenso
spazio celeste
ove tutto è eterno,
divino il silenzio,
arcano l’eco di
suoni soffusi di
mistero, cerco te,
o Signore.
I miei pensieri
vagano senza meta
come polvere nel
vento per vie senza
nome e senza luce.
Ma poi tutto
svanisce ed io
mi ritrovo
ad ascoltare i battiti
del mio cuore,
fedele compagno
delle mie
solitudini.


* Testo a cura del prof. Cosmo Tridente.
* Foto tratta dal web.

venerdì 5 dicembre 2014

Campobasso - Presentazione della XVIIIª edizione del Calendario dei Misteri

Sarà presentato sabato 6 dicembre 2014 alle ore 17.30 nella sala degli Ingegni “Cosmo TEBERINO” al Museo dei Misteri di Campobasso la XVIIIª edizione del Calendario dei Misteri 2015. 
 
 
Rappresentare i tredici Misteri da tredici differenti punti di vista. Con questo proposito l’Associazione Misteri e Tradizioni ha chiesto a tredici pittori molisani di offrireil proprio contributo per la realizzazione della diciottesima edizione del Calendario dei Misteri. Piero Romagnoli, Bianca Marracino, Rosa Maria Socci, Antonio D’Attellis, Giuseppe Passarella, Antonio Mazziale, Antonella de Rensis, Giovanni Antonioli, Annalisa Cerio, Vincenzo Frisco, Francesco Rizzi, Antonio Cerino e Giulio Oriente hanno accettato con entusiasmo l’invito e ognuno di loro ha ricevuto una tela bianca formato 80×100 conl’unico vincolo di realizzare un dipinto cherappresentasse il Mistero assegnato a ciascuno per estrazione. 
Gli artisti, messi nelle condizioni di esprimere liberamente il proprio talento personale e di utilizzare le tecniche e lo stile più congeniali, hanno dato vita ad opere di tipologia molto diversa che coesistono armoniosamente in una interessante ed inconsueta raccolta. Alcuni di loro hanno privilegiato l’aspetto descrittivo riproducendo il Mistero nei minimi dettagli, altri hanno scelto di contestualizzare l’Ingegno nell’ambito della sfilata processionale o hanno preferito focalizzare l’attenzione su un elemento della struttura inequivocabile e particolarmente significativo. Non è mancato poi chi ha deciso di trarre ispirazione da fotografie antiche o recenti e chi si è affidato alla propria personale sensibilità.
Le tredici opere realizzate resteranno patrimonio dell’Associazione Misteri e Tradizioni e saranno collocate in mostra permanente al Museo dei Misteri nella Sala degl Ingegni “Cosmo Teberino”. La copertina del Calendario è dedicata all’artista Antonio Pettinicchi, recentemente scomparso, e riproduce, grazie alla cortese concessione dei familiari, l’opera che l’artista campobassano ha realizzato per il manifesto ufficiale della Processione dei Misteri del 1994. 
La realizzazione del Calendario non sarebbe stata possibile senza le fotografie di Francesco Stanzione, che ha ritratto uno per uno i tredici Misteri, gli scatti artistici di Roberto de Rensis che ha immortalato i tredici artisti e le loro opere, il generoso contributo degli amici che hanno offerto la propria sponsorizzazione: Studio Odontoiatrico dott. Ioffredi, studio House, Albanese Perforazioni, Vanity Gold, Banca dell’Adriatico, Il diavolo dei Misteri, Latteria del Molise, Generali Assicurazioni, Caffè Gilotti, Centro Allarme Molise, Obietivo Benessere, Tappezzeria di Tota, Il mio Presepe. 
Stampato in 3000 copie numerate, il calendario sarà disponibile dal giorno della presentazione al Museo dei Misteri in via Trento, 3 a Campobasso con un piccolo contributo di 3,00 euro, inoltre lo si potrà scaricare dal sito ufficiale dell’Associazione www.misterietradizioni.com

* Testo e foto tratti da informamolise.com.

mercoledì 19 novembre 2014

Culto delle immagini: I "santini" nella pietà popolare

A cura del prof. Cosmo Tridente.

Un appuntamento importante per la Chiesa, nel mese di novembre, è rappresentato dalla festività di Ognissanti, detta anche di “Tutti i Santi” (in latino: Festum Omnium Sanctorum), in occasione della quale si onorano non soltanto i santi iscritti nel martirologio romano, ma tutti i  giusti di ogni lingua, di ogni razza e di ogni nazione, i cui nomi sono scritti nel libro della vita e che godono la gloria del Paradiso. Una ricorrenza di notevole rilevanza per la Chiesa che celebra tanti uomini e donne che hanno dato tutto per la fede e sono diventati per noi «modelli di vita e insieme potenti intercessori».
La devozione ai santi, però, non viene praticata solo in chiesa ma anche attraverso la riproduzione in miniatura delle immaginette sacre, chiamate comunemente santini. Questa speciale iconografia di piccolo formato ha accompagnato la storia della Chiesa specificamente fra il XIV secolo e la prima metà del XX secolo, periodo questo cui corrisponde l'iniziale produzione e la sua maggiore diffusione.


Tutti i santini hanno un recto e un verso: come le medaglie o le monete e, come sanno bene i collezionisti di oggetti numismatici, si tratta della facciata A e della parte posteriore. Sui santini, com’è noto, la parte posteriore contiene spesso una preghiera dedicata al santo o all’immagine religiosa raffigurata, nonché la data di stampa, il nome della ditta stampatrice e l’imprimatur di un’autorità religiosa. A volte, sono presenti anche notizie biografiche sulla vita del santo o beato raffigurato. Possono essere riportate anche preghiere e orazioni in forma poetica con strofe spesso fatte da quartine di versi senari, settenari e rima baciata o incrociata, non sempre grammaticalmente corretti. Possiamo leggere preghiere o espressioni in latino come ad esempio: Consolatrix Afflictorum, sull’immagine dell’Addolorata; Stabat Mater dolorosa, iuxta crucem lacrimosa, su quella della Pietà; Veni Sancte Spiritus, sull’immagine dello Spirito Santo; Ad Sacratissimi Cordis Jesu, sull’immagine del cuore di Gesù; Sancte Michaël Arcangele, defende nos in proelio, ut nos pereamus in tremendo iudicio, sull’immagine di S. Michele Arcangelo; Ecce Crucem Domini! Fugite partes adversae! Vicit Leo de tribu Juda, Radix David! Alleluia! su quella di S. Antonio da Padova; oppure: Christus vincit, Christus regnat, Christus imperat, Christus ab omnimalo nos defendat, sull’immagine di S. Brigida; o anche: Quando corpus morietur, fac, ut animae donetur Paradisi gloria, sulla figurina che commemora le anime dei defunti.

 
Un tempo i santini venivano distribuiti in chiesa (il luogo più naturale) durante le sacre funzioni e ciascuno amava conservarli nel messale, nel portafogli, nel taschino della giacca o affiggerli dietro la porta di casa, nel negozio, nella stalla, nei luoghi di lavoro. Si inserivano altresì, per buon auspicio, nei materassi di lana e nella coperta imbottita (u cheltrìdde) delle coppie prossime alle nozze. Infatti, quindici giorni prima del matrimonio in casa della futura sposa c’era la festa dell’imbottito durante la quale veniva riempita una coperta di bambagia e, all’interno della trapunta, si inserivano le figurine di s. Anna, s. Antonio, s. Giuseppe, santi Medici o altri santi a giudizio degli addetti ai lavori.


Le immagini avevano, in linea con il magistero della Chiesa, due funzioni fondamentali: quella di divulgazione della vita dei santi e quella edificante di incitare alla pietà cristiana; inoltre, essendo dedicate a una devozione privata, rispondevano a un bisogno primordiale di protezione: non a caso i santi più venerati erano quelli che proteggevano la salute. Il "patronato" a volte era attribuito in base al martirio del santo: per esempio san Bartolomeo proteggeva contro le malattie della pelle in quanto era stato scorticato vivo; altre volte la devozione popolare attribuiva le protezioni sulla base di assonanze fonetiche del nome: santa Lucia, il cui nome ha la stessa radice del latino "luce", proteggeva il "lume" degli occhi. Alla devozione al santo si legava la fiducia nel potere taumaturgico delle reliquie contenute nel santino e poi una fiducia scaramantica in un potere quasi magico delle immagini.
In casa il mobile-santuario per eccellenza era il comò: infilati tra lo specchio e la cornice di legno, era tutto un mondo di fede e di memoria. Accanto alle fotografie dei propri defunti (rècchi’ è pàsce all’énema sò) o a quelle dei figli emigrati (Ciccìllë, Nocchèll, cumbà Damién, Sabbéll, Petrùccë, Mériétt, Paulùccë, Nofarùddë, ecc) tanti santini erano lì in bella mostra, a volte ingialliti e usurati dal tempo, ma sempre venerati con fede e illuminati dalla luce fioca di una lucerna.
Verso queste immaginette gli atteggiamenti erano senz’altro di rispetto: se fatte cadere inavvertitamente, esse venivano devotamente raccolte e baciate prima di rimetterle al loro posto; gettarle via o addirittura strapparle era considerato quasi un sacrilegio e potevano essere distrutte solo dalla fiamma, dopo aver recitato una preghiera. Si accostavano, altresì, alle labbra dei pargoletti dicendo loro: Dà u bacéttë a déddé! (déddé era il nome infantile dell’immagine sacra).
Conservare questi oggetti, per quanto semplici e umili, significa ricordare i valori cristiani e popolari che incarnano. Sono come delle silenziose reliquie che testimoniano la fede semplice e vissuta per lo più nel segreto e nell’intimità del focolare domestico. In particolare, le immagini dei santi Patroni costituiscono, specie per gli emigrati, un modo di rimanere in contatto con la propria terra e con le proprie tradizioni.

Piccole superfici di carta o di pergamena venivano intagliate con pazienza e traforate con le forbicine oppure puntiate con l’ago, per creare fragili e deliziosi pizzi. Al centro di ciascun esemplare era dipinta o fissata la sacra effige del Cristo o della Vergine o di un santo. Le immaginette della Prima Comunione riportavano il nome del comunicando, la data e la chiesa, con qualche frase più o meno poetica. Abbinati erano i simboli della Comunione: il calice, la spiga di grano, la fiamma dello Spirito Santo ecc. L’immaginetta di un defunto, in questo caso si chiamava luttino, riportava il volto della Vergine Addolorata per le donne e il Cristo in croce per gli uomini. Tale iconografia è ormai andata in disuso, essendo stata sostituita dalla foto del defunto con una breve prece ricordo.
Oggi le occasioni in cui le immaginette vengono utilizzate sono sempre più rare. I santini moderni riproducono, nella migliore delle ipotesi, delle icone bizantine, ritenute ricche di spiritualità, ma forse troppo distanti dalla cultura occidentale e troppo lontane da coloro che amano l'immaginetta sacra non solo come fenomeno di devozione popolare, ma anche come espressione artistica.

* Testo a cura del prof. Cosmo Tridente.
* Foto tratte dal web.

domenica 19 ottobre 2014

19 ottobre 2014 - Processione dei SS. Medici di Bitonto


Sul sito La mia Settimana Santa, nella Galleria Fotografica della sezione dedicata ai SS. Medici di Bitonto, ho pubblicato il 


della processione dei SS. Medici Cosma e Damiano, svoltasi il 19 ottobre 2014.

http://lamiasettimanasanta9a9.blogspot.it/

* Testo e foto a cura del dott. Francesco Stanzione.

mercoledì 1 ottobre 2014

Ricordando il Santo di Pietrelcina: una mancata guarigione

A cura del prof. Cosmo Tridente

Il 23 settembre u.s. la Chiesa ha commemorato San Pio da Pietrelcina (al secolo Francesco Forgione), beatificato il 2 maggio 1999 da Giovanni Paolo II e canonizzato il 16 giugno 2002 dallo stesso Santo Pontefice. 


Padre Pio è stato uno dei più grandi mistici della Chiesa, avendo ricevuto da Dio doni straordinari con i quali operava conversioni e guarigioni. Infatti la sua attività apostolica, espletata soprattutto nel confessionale, è stata sempre accompagnata da chiare manifestazioni di interventi della bontà di Dio, che attraverso questo suo servo fedele, leniva i mali delle anime e dei corpi dei suoi figli. Ma non sempre la sua intercessione presso il Signore andava a buon fine. A tale riguardo, desideroriportare un episodio raccontato da Padre Pellegrino Funicelli (in “Voce di Padre Pio” 1976) in cui il Santo esprime tutto il suo rammarico per non aver potuto lenire le sofferenze di una nota attrice, Titina De Filippo, sorella di due grandi commediografi, Eduardo e Peppino De Filippo.


Costei era affetta da una grave insufficienza cardiaca e nel 1958 si recò a San Giovanni Rotondo chiedendo di poter incontrare il Cappuccino. Al momento dell’incontro, Padre Pio, con uno sguardo dolce, calmo e fisso, scrutò Titina per un attimo, non come se la vedesse la prima volta, ma come se avesse di fronte una vecchia conoscenza.
Le offrì un sorriso luminoso e rassicurante e di fronte alla richiesta di preghiere, avanzata dall’attrice, in un impeto di compassione e comprensione, le disse che da quello stesso momento lei poteva contare su tutte le sue preghiere per una guarigione. 
L’offerta fu accettata da Titina con genuina gioia temperata dalla realtà della malattia, ma raddolcita dalla speranza. Padre Pio le mise con affetto la mano guantata sulla testa. Ed anche Titina fu felice di mettere nelle sue mani la propria anima, ascoltando devota e lusingata le parole di conforto dette dal Cappuccino.
Spesso succedeva che personaggi di successo ricevevano da lui l'invito a fuggire il peccato e ad affidarsi alla preghiera, ripartendo da San Giovanni Rotondo, se non guariti, almeno sereni e più forti nell'anima, come capitò appunto a Titina De Filippo. All'amico Carlo Campanini (indimenticabile spalla di Walter Chiari, soprannominato il “sacrestano di Padre Pio” per la sua grande devozione al Santo), che alla sua morte vorrà essere sepolto nel cimitero di San Giovanni Rotondo, il Santo una volta si lamentò: «Vedi, tutti mi chiedono di essere liberati dalla croce, nessuno di essere aiutato a portarla».
Padre Pellegrino racconta che il Frate delle stimmate, per non aver potuto strappare da Dio la guarigione per Titina, con cuore amareggiato rivolse a Dio la seguente preghiera:
«Non mi ribello, Signore. Però convieni anche Tu che è un po’ troppo amaro non poter esprimere a fatti verso una povera inferma il sentimento di generosità, che Tu stesso hai messo nel mio cuore. Certamente io non posso dare niente a nessuno se prima non ricevo da Te. E questa situazione, o per amore o per forza, l’accetto con umiltà. Ma tu mi fai soffrire non tanto perché non mi dai, quanto perché non mi metti in condizione di offrire qualcosa né a Te, né ad altri. Tuttavia sia fatta la Tua volontà, Signore».
Alcuni anni dopo, nel 1963, Titina morì. Al suo funerale, a Napoli, c’era Vittorio De Sica, Totò, i due fratelli naturalmente, Nino Taranto e quella Napoli che si è dissolta e non c’è più. L’inglese Arthur Spurle, accanito collezionista e grande appassionato della canzone e del teatro napoletani, scrive quello che forse è più di un necrologio: “Si chiamava Titina De Filippo, ma il cognome nessuno glielo usava: dicevano tutti, solamente, la Titina”.
Padre Pellegrino apprese con dolore la notizia e nel comunicarla a Padre Pio disse che alla prima occasione sarebbe andato a deporre sulla sua tomba un fiore colto nell’orto del convento.
Il confratello era, infatti, un appassionato della commedia napoletana e aveva grande ammirazione per Titina, memorabile interprete di “Filumena Marturano”, commedia teatrale in tre atti scritta nel 1946 da Eduardo De Filippo. La perfetta adesione al personaggio di questa donna "da niente" che si sforza disperatamente di sopravvivere, attraverso l'espressione via via pacata, interrogativa, perentoria, accorata, sempre sul filo di un coerente ritmo interiore, e i sospiri, i sussurri e i singhiozzi dosati con perfetta maestria, legò la De Filippo a Filumena, al punto che appariranno sbiadite le successive interpretazioni delle attrici che la sostituiranno (al culmine della notorietà, nel luglio 1947, fu ricevuta in udienza, con i membri della compagnia, dal Pontefice Pio XII e recitò il "colloquio con la Madonna" del I atto, ottenendone un commosso elogio).
Padre Pio si commosse e disse a Padre Pellegrino: “Io per questa tua amica, come per gli altri del resto, ho offerto a Dio tutti i dolori della mia vita, senza nessuna riserva. Che avrei dovuto fare di più? Non si può forzare la volontà di Dio oltre certi limiti. Il fiore su quella tomba è già sbocciato. Dille piuttosto una messa”. Ma quando Padre Pellegrino gli assicurò che la messa l’aveva celebrata, egli sorrise: “Bene! Se proprio vuoi andare a visitare quella tomba, di fiori portane almeno due: uno per te, uno per me”. Poi aggiunse: “Faresti molto meglio ad andare oltre il sentimento della simpatia, per vedere in lei i milioni di sofferenti sparsi per tutto il mondo: l’amore così non diminuisce ma si accresce e si perfeziona”.
E per finire, un giorno era da lui un gruppo di devoti di Pietrelcina. Uno di essi gli ricorda: «Padre, Maria insiste che quella grazia la vuole proprio!». «Digli cussì che Gesù Cristo quella grazia proprio non gliela vò fà: io mica lo posso piglià pe' lu collo!» («digli così che Gesù Cristo quella grazia non gliela vuol fare: io mica posso prenderlo per il collo!»). Con quella frase il Santo di Pietrelcina prendeva umilmente atto della  sua limitatezza di fronte alla volontà e ai disegni di Dio.
 
* Testo a cura del prof. Cosmo Tridente.
* Foto tratte dal web.

lunedì 22 settembre 2014

21 settembre 2014 - La processione della Addolorata a Taranto


Sul sito La mia Settimana Santa, nella sezione dedicata alla Settimana Santa in Puglia, ho pubblicato un mio


realizzato in occasione della processione di Maria SS. Addolorata svoltasi il 21 settembre a Taranto.



* Testo e foto a cura del dott. Francesco Stanzione.

martedì 16 settembre 2014

IN PARADISUM DEDUCANT TE ANGELI

 


Fumetto e video dedicato interamente a Cosmo Teberino memoria storica e custode dei Misteri di Campobasso.  
I "MISTERI" sono stati identificati per anni con Cosmo Teberino e non con una città che, purtroppo, in molte occasioni, li ha dimenticati. 
La presentazione del Fumetto e del Video ci sarà sabato 20 settembre 2014 alle ore 17.30 nella sala degli Ingegni "Cosmo TEBERINO" al Museo dei Misteri di Campobasso in viaTrento, 3. 
La storia bella, semplice ed emozionante è stata scritta da Franco Stanzione, un amico di Molfetta amante dei Misteri di Campobasso, i disegni invece sono stati realizzati da Luigi De Michele di Campobasso. 
Il video curato da Elia Rubino, ha visto partecipi tutti gli amici dell’Associazione Misteri e Tradizioni che con la loro voce hanno reso il video unico e particolarmente suggestivo. 
L’augurio è che questa pubblicazione nata per caso, ma preziosa ed unica, possa contribuire a trasmettere alle nuove generazioni l'amore per la tradizione; lo stesso amore che animava Cosmo Teberino e che ha trasferito ai figli e agli amici dell’Associazione, come segno di identità e di appartenenza fiera, simbolo della città e patrimonio da conservare nei secoli.


* Testo e foto a cura della  "Associazione Misteri e Tradizioni" di Campobasso.

lunedì 15 settembre 2014

Barletta, 14 settembre 2014 - Processione della Insigne Reliquia del Santo Legno della Croce

Ieri sera, 14 settembre, a Barletta, partendo dalla Parrocchia Santo Sepolcro, si è svolta (a cura dell'Arciconfraternita del Santo Legno della Croce) ed in occasione della Festa dell'Esaltazione della Santa Croce, la processione della Insigne Reliquia della Santa Croce.




Questa antica processione è frutto di un voto che il popolo barlettano fece nel 1656 al Santo Legno della Croce allorché nella città imperversava la peste.
L'Insigne Reliquia fu elevata, con un triplice voto dell'Amministrazione comunale del 1496, 1515 e del 1646, a Compatrona della Città di Barletta.



 
 
 
* Testo e foto a cura del dott. Francesco Stanzione.


sabato 13 settembre 2014

12 settembre 2014 - Processione della Addolorata dopo il restauro a Valenzano

Sul sito La mia Settimana Santa, nella sezione dedicata al Culto di Maria SS. Addolorata in Puglia, ho pubblicato per la città di Valenzano, il 




della processione della Addolorata, tornata ieri da Andria, dove è stata restaurata presso il laboratorio di Valerio Iaccarino e Giuseppe Zingaro.




Come sempre ci sarà qualcuno nostalgico del vecchio aspetto di questa bella Immagine di Maria SS. Addolorata.
E' normale ed anche giusto che sia così, perchè nel popolo, soprattutto quello meno acculturato, il fattore emotivo prevale sul senso del bello, del buon gusto e dell'arte.
Complimenti ai restauratori e al Priore della Confraternita Riccardo Davide Grimaldi che, con lungimiranza, ha voluto restituire un gioiello alla comunità di Valenzano .

* Testo e foto a cura del dott. Francesco Stanzione.

giovedì 11 settembre 2014

8 settembre 2014 - La Real Maestranza ad Altavilla Milicia (PA)

Calorosa accoglienza del Presidente Giovanni Giovenco che, da perfetto padrone di casa, ha ospitato in modo impeccabile la delegazione nissena ad Altavilla Milicia per la 391° festa della Madonna della Milicia (unico santuario mariano nella provincia di Palermo ).
La presenza della Real Maestranza è stata motivo di orgoglio dei Commissari prefettizi dott. Domenico Fichera, dott. Salvatore Tartaro, dott.ssa Rosalba Eleonora Presti.
Una troupe televisiva tedesca ha ripreso con molto interesse il corteo storico della mattina e la processione del pomeriggio che ha visto protagonista la Real Maestranza, che ha condiviso con le Confraternite presenti la devozione a Maria Santissima.
Il giovane nisseno Daniele Bruccoleri ha depositato sul fercolo portante il quadro della Madonna della Milicia un cesto di fiori e nella commozione generale ha abbracciato il quadro e ha rivolto una toccante preghiera alla Madonna



* Testo e foto a cura di Gianni Taibi.

giovedì 3 luglio 2014

Un eccezionale reportage: "Ricordando Tatiana Sokoloff"

A cura del prof. Cosmo Tridente

Guardando la foto, il quarto soggetto a partire da sinistra (sopra) è Tatiana Sokoloff: una bellissima ragazza dai capelli lunghi di colore biondo-ramato, colta, intelligente, disponibile, alla quale pare che lo scultore Giulio Cozzoli nel 1950 si sia ispirato nel modellare la statua della Maddalena cosiddetta “scandalosa”.
 

Il sommo poeta Dante così l’avrebbe descritta nella Vita Nova : “De li occhi suoi, come ch’ella li mova, / escono spirti d’amore inflammati, / che feron li occhi a qual che allor la guati, / e passan sì che ’l cor ciascun retrova”
 

Tatiana era nata il 13 settembre 1929 ed era l’unica figlia dei coniugi Klavdija Fitelego e Pavel Aleksandrovič Sokoloff (Paolo Sokoloff). Nel marzo 1964 si trasferisce con la sua famiglia nella cittadina australiana di Burwood, nei dintorni di Sydney, dove insegna lingua italiana all’Università di Sydney. 
Che fine ha fatto Tatiana? Da uno scritto pubblicato nel 1979 sulla stampa australiana dalla comunità di emigrati italiani in Australia, apprendiamo quanto segue: 


* Testo a cura del prof. Cosmo Tridente.
* Foto (1) e (3) a cura del prof. Cosmo Tridente; foto (2) a cura del dott. Francesco Stanzione.

mercoledì 25 giugno 2014

"La Domenica dei Misteri" di giugno 2014 - In Paradisum deducant te Angeli

 "LA DOMENICA DEI MISTERI"
Speciale Corpus Domini 2014 Campobasso

Articolo del dott. Francesco Stanzione


Ancora una volta Campobasso sta per rinnovare quella che a mio modesto parere è una delle tradizioni più belle d’Italia: la “Sagra dei Misteri”.
Sarà però, quella di quest’anno, una edizione particolare: la prima senza Cosmo Teberino, memoria storica della processione dei Misteri di Campobasso.
Il 28 ottobre 2013 infatti, all’età di 87 anni, Cosmo Teberino ha lasciato questo mondo per andare a ricongiungersi a quei Santi e a quegli Angeli che, grazie soprattutto a lui, geloso ed amorevole custode degli “Ingegni” del Di Zinno, hanno preso annualmente vita tra le strade di Campobasso. 
Pur avendolo conosciuto poco personalmente, molto invece mi è dato di sapere su quanto ha fatto nella sua vita per mantenere viva questa tradizione che, senza dubbio, rappresenta l’essenza dell’anima campobassana.
Pertanto, avendomi rivolto il figlio Giovanni, ancora una volta, l’invito a scrivere qualcosa in occasione della Sagra dei Misteri, ho voluto immaginare Cosmo Teberino al suo arrivo davanti alla porta del Paradiso.
Con aria smarrita Cosmo si ritrova davanti ad un grande portone al quale, non sapendo cos’altro fare, bussa timidamente.
Immediatamente il portone si schiude, uscendone una moltitudine di bambini che lo circondano festosamente; due di loro, prendendolo per mano, lo conducono all’interno di un giardino bellissimo, mentre il portone si richiude alle loro spalle. A Cosmo viene spontaneo chiedere loro chi siano ed il più vivace gli risponde con una domanda: “Come, non ci riconosci? Siamo tutti i bambini che dal 1740 hanno interpretato la parte degli Angioletti durante la sagra dei Misteri della tua città che in vita hai tanto amato!”.
A Cosmo sta per sfuggire una lacrima quando la sua attenzione è attratta da un signore, in verità non molto anziano, che gli si fa incontro a braccia aperte dicendogli: “Finalmente ho il piacere di incontrare colui grazie al quale i miei Ingegni sono giunti fino ad oggi senza finire del dimenticatoio delle cose umane! Mi trovo qui dal 1781 e mai nessuno, prima di te, li aveva curati ed amati come hai fatto tu; te ne sono riconoscente e per questo voglio avere io l’onore di presentarti alcuni amici”.
Cosmo gli replica: “Ma tu allora sei Paolo Saverio Di Zinno?”.
Esattamente, sono io in persona” risponde Di Zinno che, prendendolo sotto braccio, inizia con lui ad avviarsi per uno dei viali del giardino, seguito dalla gioiosa e schiamazzante turba dei bambini.
Ogni tanto si fermano, incontrando qualcuno e, quasi un novello Virgilio con Dante, Paolo Saverio Di Zinno presenta a Cosmo, ad uno ad uno, gli amici a cui aveva precedentemente fatto cenno.
Il primo di essi sembra un agricoltore dall’aria bonaria e gentile, indaffarato presso una sorgente d’acqua: “Ciao Isidoro … lo conosci questo signore?” gli fa il Di Zinno. “Certo” gli risponde il contadino in un italiano misto a spagnolo “Come faccio a non riconoscere il papà di Giovanni? In un certo senso Cosmo è come se fosse anche mio padre, non ti pare?”.
Cosmo, a questo punto, si rende conto di quali siano gli amici che sta per conoscere, sorride e vorrebbe ricordare ad Isidoro che anche lui, prima del figlio, ha vestito i suoi panni durante la Sagra dei Misteri, ma il Di Zinno gli fa presente che per certi discorsi c’è davanti l’Eternità; ora ci sono altre persone da presentargli.
Proseguendo il cammino si avvertono sempre più vicini alcuni colpi di martello; si intravede la bottega di un calzolaio. Qui giunti Di Zinno invita Cosmo ad entrarvi e dice all’artigiano che in quel momento sta rifacendo la suola ad un paio di scarpe: Crispino, te lo ricordi?”. “Ma come se lo ricordo?” risponde Crispino “Agli inizi degli anni trenta del secolo scorso ha fatto la parte dell’apprendista per tutta la durata della processione dei Misteri. E’ stato sicuramente uno dei miei apprendisti più diligenti!”.
Cosmo non fa in tempo a replicare che un cagnolino entra nella bottega abbaiando e, mordendogli i pantaloni lo costringe, tirandolo, ad uscirne. Fuori c’è un viandante che sorregge un giovane con un ginocchio piagato, che gli dice “Non ti vedevo da molto, sono Rocco di  Montpellier ed il mio cane ti ha riconosciuto dall’odore, dopo tanti anni, perché ti ha tenuto accanto per diverse ore quando hai interpretato l’appestato sul mio Mistero”.
Il boato di un vulcano in eruzione squarcia l’aria  e a Cosmo, improvvisamente impaurito, si avvicina un uomo in abiti vescovili che, abbracciandolo, gli dice in napoletano: “Waglio’ … si tu? Fatte vasà … so’ Gennarino … statte bbuon ca o’ Vesuvio ce penz io”.
Tranquillizzatosi, Cosmo riprende il suo cammino con Di Zinno che, incontrando dopo un po’ un vecchio barbuto che porta per mano un bambino accanto al quale trotterella un agnellino, gli dice: “Cosmo, ti presento Abramo. Il bambino è Isacco … scusami, dimenticavo … certo che lo conosci, sei stato anche lui sul Mistero; ma insomma, quanti ruoli hai rivestito da ragazzo?”.
Gli occhi di Cosmo sono lucidi per la commozione … tanti sono i suoi ricordi legati a quei benedetti Misteri!
Mentre con la mente ritorna indietro negli anni, il ritorno alla realtà è provocato dal vocio di alcune persone che gli tendono la mano in segno di benvenuto; sono un vescovo e due frati. Di Zinno, addetto alle presentazioni, si rivolge loro dicendo: Nicola, Antonio, Leonardo … ci ha raggiunto qui Cosmo Teberino, ditegli qualcosa!”. Nicola allora, che dei tre pare essere il più spigliato ed intraprendente (la sua permanenza a Bari dal 9 maggio 1087 gli ha fatto ormai assumere il tipico carattere degli abitanti di quella città), gli da una pacca sulla spalla e dice quasi ridendo a Cosmo: “Qui ti troverai benissimo e sicuramente avrai modo di farti tanti altri amici … devi farci solo un piacere da ora in poi. Per quello che potrai, devi adoperarti affinchè a Campobasso, nel giorno del Corpus domini, i portatori dei Misteri ci facciano sobbalzare un po’ meno; sai … siamo un po’ anziani e non tanto sopportiamo più gli urti improvvisi”.
La conversazione va avanti fino a quando non si avvicina una bellissima ragazza dai capelli lunghissimi e neri che si avvicina a Cosmo, lo bacia e Di Zinno gliela presenta come Maddalena.
Cosmo si rivolge allora al suo accompagnatore e gli chiede come mai gli è dato di rivolgersi a tutti questi Santi chiamandoli per nome. Questi scoppia a ridere e gli risponde: “Cosmo, ma ancora non hai preso coscienza che qui siamo in Paradiso e non sulla terra? Lì esistono i titoli, le differenze tra una persona e l’altra … qui siamo tutti uguali, qui siamo tutti Santi e fratelli nel nome di Gesù Cristo e per questo ci chiamiamo tutti per nome”.
Un fruscio di ali, accompagnato da un vento leggero, distoglie i due. Cosmo esclama: “Scommetto che lui è San Michele!”. L’Arcangelo gli posa una mano sulla spalla e gli fa: “Hai indovinato ma, come ti stava dicendo Paolo Saverio, da ora in poi chiamami pure semplicemente Michele”.
A questo punto Cosmo chiede a Michele: “Scusami Michele … e i diavolacci e la tunzella che fine hanno fatto? Fino ad ora non li ho visti?”. Michele scoppia a ridere anche lui e risponde: “Cosmo, renditi conto ancora una volta che ci troviamo in Paradiso e quella gentaglia qui non può nemmeno metterci il piede. Quanto alla tunzella, dovresti già sapere che è una di loro e di conseguenza non può entrarci nemmeno lei … che continui a guardarsi nello specchio per l’eternità tra le fiamme dell’inferno!”.
Michele prende Cosmo e Paolo Saverio per mano, e sollevandoli da terra, dopo un breve volo, li porta sulla cima di una collina dove, su un trono di luce, è seduta una donna dal volto giovanile e bello oltre ogni immaginazione.
Michele le si inginocchia davanti e presentandole Cosmo dice: “Da ora in poi, caro Cosmo, potrai dare del tu anche a Lei e chiamarla per nome. Lei è Maria, la mamma di Gesù”.
Anche Cosmo si inginocchia, ma la Madonna, alzandosi in piedi, lo solleva da terra e sorridendo lo ringrazia per averla fatta rappresentare a Campobasso nei due momenti più significativi della sua vita terrena,  come Immacolata Concezione e come Assunta in cielo. Quindi, prendendolo anche Lei per mano, gli fa volgere lo sguardo verso l’alto, verso un grande cuore che gli si avvicina fin quasi a farsi toccare.
“Cosmo!” dice la Madonna “ … sei davanti al Santissimo Cuore di Gesù, mio Figlio e figlio dell’Altissimo!”.
E mentre Maria dice queste parole, tutti quei bambini che ininterrottamente lo avevano accompagnato fino ad allora per i viali del paradisiaco giardino, lo spingono verso quel grande cuore che improvvisamente pare aprirsi, quasi invitando Cosmo ad entrarvi; si sente una voce … è quella di Gesù, che dice: “Cosmo, entra nel mio cuore, ma sappi che ti avevo dentro da sempre … benvenuto in Paradiso!”.

* Testo a cura del dott. Francesco Stanzione. 

martedì 24 giugno 2014

22 giugno 2014 - La Sagra dei Misteri di Campobasso (3^ parte)

Sul sito La mia Settimana Santa, nella sezione Tradizioni di mio interesse, ho pubblicato nella GALLERIA FOTOGRAFICA della Sagra dei Misteri di Campobasso, la 

3^ parte del
SERVIZIO FOTOGRAFICO
(Benedizione dei Misteri e rientro al Museo)



* Testo e foto a cura del dott. Francesco Stanzione.