"LA DOMENICA DEI MISTERI"
Speciale Corpus Domini 2014 Campobasso
Articolo del dott. Francesco Stanzione
Ancora una volta Campobasso sta per rinnovare quella che a mio modesto
parere è una delle tradizioni più belle d’Italia: la “Sagra dei Misteri”.
Sarà però, quella di quest’anno, una edizione particolare: la prima
senza Cosmo Teberino, memoria storica della processione dei Misteri di
Campobasso.
Il 28 ottobre 2013 infatti, all’età di 87 anni, Cosmo Teberino ha
lasciato questo mondo per andare a ricongiungersi a quei Santi e a quegli
Angeli che, grazie soprattutto a lui, geloso ed amorevole custode degli “Ingegni” del Di Zinno, hanno preso
annualmente vita tra le strade di Campobasso.
Pur avendolo conosciuto poco personalmente, molto invece mi è dato di
sapere su quanto ha fatto nella sua vita per mantenere viva questa tradizione che,
senza dubbio, rappresenta l’essenza dell’anima campobassana.
Pertanto, avendomi rivolto il figlio Giovanni, ancora una volta,
l’invito a scrivere qualcosa in occasione della Sagra dei Misteri, ho voluto
immaginare Cosmo Teberino al suo arrivo davanti alla porta del Paradiso.
Con aria smarrita Cosmo si ritrova davanti ad un grande portone al
quale, non sapendo cos’altro fare, bussa timidamente.
Immediatamente il portone si schiude, uscendone una moltitudine di
bambini che lo circondano festosamente; due di loro, prendendolo per mano, lo
conducono all’interno di un giardino bellissimo, mentre il portone si richiude
alle loro spalle. A Cosmo viene spontaneo chiedere loro chi siano ed il più
vivace gli risponde con una domanda: “Come,
non ci riconosci? Siamo tutti i bambini che dal 1740 hanno interpretato la
parte degli Angioletti durante la sagra dei Misteri della tua città che in vita
hai tanto amato!”.
A Cosmo sta per sfuggire una lacrima quando la sua attenzione è
attratta da un signore, in verità non molto anziano, che gli si fa incontro a
braccia aperte dicendogli: “Finalmente ho
il piacere di incontrare colui grazie al quale i miei Ingegni sono giunti fino
ad oggi senza finire del dimenticatoio delle cose umane! Mi trovo qui dal 1781
e mai nessuno, prima di te, li aveva curati ed amati come hai fatto tu; te ne
sono riconoscente e per questo voglio avere io l’onore di presentarti alcuni
amici”.
Cosmo gli replica: “Ma tu allora
sei Paolo Saverio Di Zinno?”.
“Esattamente, sono io in
persona” risponde Di Zinno che, prendendolo sotto braccio, inizia con lui
ad avviarsi per uno dei viali del giardino, seguito dalla gioiosa e
schiamazzante turba dei bambini.
Ogni tanto si fermano, incontrando qualcuno e, quasi un novello
Virgilio con Dante, Paolo Saverio Di Zinno presenta a Cosmo, ad uno ad uno, gli
amici a cui aveva precedentemente fatto cenno.
Il primo di essi sembra un agricoltore dall’aria bonaria e gentile,
indaffarato presso una sorgente d’acqua: “Ciao
Isidoro … lo conosci questo signore?”
gli fa il Di Zinno. “Certo” gli
risponde il contadino in un italiano misto a spagnolo “Come faccio a non riconoscere il papà di Giovanni? In un certo senso
Cosmo è come se fosse anche mio padre, non ti pare?”.
Cosmo, a questo punto, si rende conto di quali siano gli amici che sta
per conoscere, sorride e vorrebbe ricordare ad Isidoro che anche lui, prima del
figlio, ha vestito i suoi panni durante la Sagra dei Misteri, ma il Di Zinno
gli fa presente che per certi discorsi c’è davanti l’Eternità; ora ci sono
altre persone da presentargli.
Proseguendo il cammino si avvertono sempre più vicini alcuni colpi di
martello; si intravede la bottega di un calzolaio. Qui giunti Di Zinno invita
Cosmo ad entrarvi e dice all’artigiano che in quel momento sta rifacendo la
suola ad un paio di scarpe: “Crispino, te lo ricordi?”. “Ma come se lo ricordo?” risponde
Crispino “Agli inizi degli anni trenta
del secolo scorso ha fatto la parte dell’apprendista per tutta la durata della
processione dei Misteri. E’ stato sicuramente uno dei miei apprendisti più
diligenti!”.
Cosmo non fa in tempo a replicare che un cagnolino entra nella bottega
abbaiando e, mordendogli i pantaloni lo costringe, tirandolo, ad uscirne. Fuori
c’è un viandante che sorregge un giovane con un ginocchio piagato, che gli dice
“Non ti vedevo da molto, sono Rocco di Montpellier ed il mio cane ti ha riconosciuto
dall’odore, dopo tanti anni, perché ti ha tenuto accanto per diverse ore quando
hai interpretato l’appestato sul mio Mistero”.
Il boato di un vulcano in eruzione squarcia l’aria e a Cosmo, improvvisamente impaurito, si
avvicina un uomo in abiti vescovili che, abbracciandolo, gli dice in
napoletano: “Waglio’ … si tu? Fatte vasà
… so’ Gennarino … statte bbuon ca o’
Vesuvio ce penz io”.
Tranquillizzatosi, Cosmo riprende il suo cammino con Di Zinno che,
incontrando dopo un po’ un vecchio barbuto che porta per mano un bambino
accanto al quale trotterella un agnellino, gli dice: “Cosmo, ti presento Abramo.
Il bambino è Isacco … scusami, dimenticavo … certo che lo conosci, sei stato
anche lui sul Mistero; ma insomma, quanti ruoli hai rivestito da ragazzo?”.
Gli occhi di Cosmo sono lucidi per la commozione … tanti sono i suoi
ricordi legati a quei benedetti Misteri!
Mentre con la mente ritorna indietro negli anni, il ritorno alla
realtà è provocato dal vocio di alcune persone che gli tendono la mano in segno
di benvenuto; sono un vescovo e due frati. Di Zinno, addetto alle
presentazioni, si rivolge loro dicendo: “Nicola, Antonio, Leonardo … ci
ha raggiunto qui Cosmo Teberino, ditegli qualcosa!”. Nicola allora, che dei
tre pare essere il più spigliato ed intraprendente (la sua permanenza a Bari
dal 9 maggio 1087 gli ha fatto ormai assumere il tipico carattere degli
abitanti di quella città), gli da una pacca sulla spalla e dice quasi ridendo a
Cosmo: “Qui ti troverai benissimo e
sicuramente avrai modo di farti tanti altri amici … devi farci solo un piacere
da ora in poi. Per quello che potrai, devi adoperarti affinchè a Campobasso,
nel giorno del Corpus domini, i portatori dei Misteri ci facciano sobbalzare un
po’ meno; sai … siamo un po’ anziani e non tanto sopportiamo più gli urti
improvvisi”.
La conversazione va avanti fino a quando non si avvicina una
bellissima ragazza dai capelli lunghissimi e neri che si avvicina a Cosmo, lo
bacia e Di Zinno gliela presenta come Maddalena.
Cosmo si rivolge allora al suo accompagnatore e gli chiede come mai
gli è dato di rivolgersi a tutti questi Santi chiamandoli per nome. Questi
scoppia a ridere e gli risponde: “Cosmo,
ma ancora non hai preso coscienza che qui siamo in Paradiso e non sulla terra?
Lì esistono i titoli, le differenze tra una persona e l’altra … qui siamo tutti
uguali, qui siamo tutti Santi e fratelli nel nome di Gesù Cristo e per questo
ci chiamiamo tutti per nome”.
Un fruscio di ali, accompagnato da un vento leggero, distoglie i due.
Cosmo esclama: “Scommetto che lui è San Michele!”. L’Arcangelo gli posa
una mano sulla spalla e gli fa: “Hai
indovinato ma, come ti stava dicendo Paolo Saverio, da ora in poi chiamami pure
semplicemente Michele”.
A questo punto Cosmo chiede a Michele: “Scusami Michele … e i diavolacci e la tunzella che fine hanno fatto?
Fino ad ora non li ho visti?”. Michele scoppia a ridere anche lui e
risponde: “Cosmo, renditi conto ancora
una volta che ci troviamo in Paradiso e quella gentaglia qui non può nemmeno
metterci il piede. Quanto alla tunzella, dovresti già sapere che è una di loro
e di conseguenza non può entrarci nemmeno lei … che continui a guardarsi nello
specchio per l’eternità tra le fiamme dell’inferno!”.
Michele prende Cosmo e Paolo Saverio per mano, e sollevandoli da
terra, dopo un breve volo, li porta sulla cima di una collina dove, su un trono
di luce, è seduta una donna dal volto giovanile e bello oltre ogni
immaginazione.
Michele le si inginocchia davanti e presentandole Cosmo dice: “Da ora in poi, caro Cosmo, potrai dare del
tu anche a Lei e chiamarla per nome. Lei è Maria, la mamma di Gesù”.
Anche Cosmo si inginocchia, ma la Madonna, alzandosi in piedi, lo
solleva da terra e sorridendo lo ringrazia per averla fatta rappresentare a
Campobasso nei due momenti più significativi della sua vita terrena, come Immacolata
Concezione e come Assunta in
cielo. Quindi, prendendolo anche Lei per mano, gli fa volgere lo sguardo verso
l’alto, verso un grande cuore che gli si avvicina fin quasi a farsi toccare.
“Cosmo!” dice la Madonna “ … sei davanti al Santissimo Cuore di Gesù, mio Figlio e figlio dell’Altissimo!”.
E mentre Maria dice queste parole, tutti quei bambini che
ininterrottamente lo avevano accompagnato fino ad allora per i viali del paradisiaco
giardino, lo spingono verso quel grande cuore che improvvisamente pare aprirsi,
quasi invitando Cosmo ad entrarvi; si sente una voce … è quella di Gesù, che
dice: “Cosmo, entra nel mio cuore, ma
sappi che ti avevo dentro da sempre … benvenuto in Paradiso!”.
* Testo a cura del dott. Francesco Stanzione.
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