Lo
studio redatto dal dott. Francesco De Nicolo è un prezioso contributo
alla storia della Tradizione e della Pietà popolare del nostro Paese e
in particolare della Puglia. La ricerca poi si restringe, dopo un
raffronto meticoloso con altre tradizioni, agli antichissimi riti
terlizzesi indagati sia dal punto di vista storico che da quello
artistico, con risultati del tutto interessanti che rilevano notizie e
vicende inedite.
I
dettami postridentini (1545-1563) costituirono il punto nodale per lo
sviluppo di una tradizione rituale giunta fino ai giorni nostri.(Cap. I)
Un
“patrimonio culturale immateriale” tramandato da secoli e rimasto
impresso nella memoria e nel cuore di tante generazioni, come facente
parte del patrimonio genetico di un popolo. La pietà popolare è
considerata dal
Magistero una realtà viva nella Chiesa e della Chiesa (cfr. Direttorio
su Pietà Popolare n. 61). “La trasmissione, quindi, da genitori ai
figli, da una generazione all’altra,delle espressioni culturali porta
con sé la trasmissione di principi cristiani. In alcuni casi la fusione è
talmente profonda che elementi propri della fede cristiana sono
diventati elementi integranti dell’identità culturale di un popolo” (n.
66). La pietà popolare con tutte le sue forme alimenta quella vita
spirituale e non si esaurisce nella partecipazione alla sola Liturgia. I
pii esercizi, i riti, le usanze, le pratiche devozionali e
paraliturgiche, i canti, le raffigurazioni artistiche sono non soltanto
«espressioni di identità collettiva», ma anche interpretazioni di una
fede genuina e profonda.
Allo
sviluppo di tutto questo hanno contribuito gli Ordini Religiosi, le
Confraternite e le pie Associazioni di fedeli. Il lento sviluppo e il
desiderio di rinnovamento portarono nel tempo all’evolversi di alcune
pratiche o addirittura alla scomparsa, per essere assorbite o soppiantate da altre. (Cap. II)
Lo
studio del dott. De Nicolo, con attenta e puntuale analisi, ripercorre
la storia dei riti di una comunità, quella di Terlizzi, con particolare
attenzione a quelli che si svolgono durante il tempo liturgico della
Quaresima e della Settimana Santa. Riti che si perdono nella memoria, a
volte attinti da antichi culti pagani convertiti successivamente in
usanze e tradizioni popolari. Periodo intenso quello della Quaresima che
aveva tra gli appuntamenti più importanti i Quaresimali e le missioni
popolari, la pratica della Via Crucis, le Quarantore, il culto
dell’Addolorata. Tutte queste manifestazioni trovavano la loro massima
espressione nei riti nella Settimana Santa o Settimana Maggiore o Grande
Settimana. Nel III Capitolo l’autore sviluppa l’argomento
dell’iconografia del dolore e della Passione ponendola a confronto con i
maestosi gruppi scultori, i Pasos, della Settimana
Santa spagnola. L’immagine sacra ha una forte valenza educativa
inducendo il fedele ad immedesimarsi nella scena raffigurata in
particolare quella della Crocifissione.
Vasta
è la produzione iconografica che raffigura il tema della Passione.
Interessante l’ipotesi avanzata sulla committenza e la paternità dei
simulacri dei cinque misteri seicenteschi dei quali solo tre (il Cristo
nell’orto, l’Ecce Homo e il Cristo morto) sono ancora esistenti.
Vengono
poi presentati insieme a tutti i Misteri che costituiscono l’attuale
processione del Venerdì Santo. Non manca il riferimento agli ex voto per
grazie ricevute per l’intercessione della Vergine Addolorata e una
ricognizione dell’edicole votive disseminate nelle strade aventi come
tema la Passione, raffiguranti la Crocifissione, l’Incoronazione di
spine o la vergine Addolorata. Attenzione viene posta anche all’erezione
dei Calvari a seguito della missione popolare dei Redentoristi
(1855-1856).
Il
IV Capitolo è dedicato alla musica e ai canti che costituiscono un
aspetto delle ritualità liturgiche e paraliturgiche. Vengono riportati
antichi testi che si usava cantare durante i riti o le processioni. Uno
studio importante per la storia della tradizione e in particolare per
quella della città di Terlizzi.
Tale
lavoro di ricerca consente di recuperare un aspetto importante della
cultura e dell’identità di una civitas, patrimonio culturale da
riscoprire e da tramandare alle nuove generazioni. Patrimonio che
contiene valori che
trascendono il tempo e costituiscono il substrato per la costruzione di
un futuro che non può prescindere dal passato, ma che in esso affonda
le radici per proiettarsi in avanti e cogliere il novum.
don Michele Amorosini
Direttore dell’Ufficio Diocesano per l’Arte
Sacra e i Beni Culturali
Per info acquisto contattare: denicolo.francesco@yahoo.it
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