Ho ricevuto, e volentieri pubblico, quanto inviatomi dal carissimo amico Sergio Pignatelli, già Priore della Ven.le Confraternita di Sant'Antonio da Padova in Molfetta.
Pubblico questo breve articolo sulle pagine del blog dell'amico
Francesco Stanzione a titolo di stima reciproca e per ringraziarlo del continuo
supporto verso il sodalizio antoniano molfettese di cui faccio parte e del
quale sono anche stato umile priore.
Generalmente
il simbolo della morte nella società contemporanea e non solo è quasi sempre
stato rappresentato da un cranio umano e da due tibie incrociate (in inglese skull and crossbones). E' un simbolo diffuso in molti
contesti ed è spesso usato anche per rappresentare il pericolo di morte. Basti
pensare alle sostanze tossiche o al trasporto di merci pericolose. Anche il
Jolly Roger, la bandiera tradizionale dei pirati americani ed europei,
conteneva questo simbolo allo scopo di terrorizzare le vittime e costringerle
alla resa. Molti cimiteri, soprattutto spagnoli, utilizzavano all'ingresso
questa simbologia. Va da sé, che per i motivi appena citati, molte persone sono
portate a credere che lo stemma dell'Arciconfraternita della Morte sia appunto
un generico cranio umano con due tibie incrociate a simboleggiare il trapasso
della vita umana
In realtà lo
stemma dell'Arciconfraternita è leggermente più complesso perché oltre ai
simboli già menzionati è presente anche una piccola croce che si incastona
sulla parte superiore del cranio. Un dettaglio non da poco perché permette di
dare un'interpretazione completamente differente allo stemma
Facciamo un
passo indietro. Gesù Cristo viene crocifisso in un luogo denominato Calvario
(da latino Calvarium) o Golgota (dall'aramaico gūlgūtā). In entrambi i casi il
luogo fa riferimento ad un cranio. Gli evangelisti stessi ci tengono a
sottolineare che il luogo della crocifissione è appunto "il luogo del
cranio": nel Vangelo secondo Matteo «Giunti a un luogo detto Gòlgota, che
significa luogo del cranio» (Matteo 27,33), nel Vangelo secondo Marco «Condussero
dunque Gesù al luogo del Gòlgota, che significa luogo del cranio» (Marco
15,22), nel Vangelo secondo Luca «Quando giunsero al luogo detto Cranio, là
crocifissero lui e i due malfattori, uno a destra e l'altro a sinistra» (Luca
23,33) e nel Vangelo secondo Giovanni «Essi allora presero Gesù ed egli,
portando la croce, si avviò verso il luogo del Cranio, detto in ebraico
Gòlgota» (Giovanni 19,17).
Nella prima
epistola ai Corinzi così Paolo di Tarso descrive la venuta del Messia:
"Fratelli, il primo uomo, Adamo, divenne un essere vivente, ma l’ultimo
Adamo divenne spirito datore di vita" (1 Corinzi 15,45). Per questo
motivo, Origene di Alessandria, teologo e filosofo greco antico del III secolo,
uno tra i principali scrittori e teologi cristiani, direttore della «scuola
catechetica» di Alessandria, riteneva che il Golgota fosse il luogo della
sepoltura di Adamo. Una interpretazione che ribadisce il ruolo di Gesù Cristo
come "nuovo Adamo" ovverosia come Redentore.
Il teschio
sormontato dalla croce presente nello stemma dell'Arciconfraternita della
morte, quindi, descrive appunto questa simbologia con il teschio che
rappresenta, appunto, il cranio di Adamo. Questa interpretazione è stata
assunta nei secoli in molte iconografie di crocifissi al punto da entrare a far
parte della tradizione cristiana. Ci sono molte opere che potrebbero essere
citate, qui mi limito a citarne solo una tra le più famose ovvero il Crocifisso
di Santa Maria Novella di Giotto, databile tra il 1290 e il 1295.
Con la speranza che possa essere di pubblico interesse,
dott. Sergio Pignatelli
* Testo a cura del dott. Sergio Pignatelli.
* Foto a cura del dott. Francesco Stanzione.
* Testo a cura del dott. Sergio Pignatelli.
* Foto a cura del dott. Francesco Stanzione.