Il 19 settembre prossimo, per l' occasione del Settenario a Maria S.S. Addolorata, sarà ospite nella Chiesa del Purgatorio di Molfetta
LA REAL MAESTRANZA DI RE FERDINANDO
di Caltanissetta
La sua storia.
L’istituzione storica più antica di Caltanissetta è certamente la Real Maestranza. Le sue origini risalgono al medioevo; ricostruirne la storia non è cosa facile.
Volendo partire da dati certi, bisogna risalire all’impero di Carlo V. Nel 1520 le maestranze cittadine si propongono con le caratteristiche di milizie artigiane in difesa delle coste e delle terre interne continuamente insidiate dai turchi e dai pirati, come avveniva in tutto il Mediterraneo.
Nel 1551, queste milizie ottengono il diritto di riunirsi in Corpo Unico di Milizia Cittadina comandato da un Capitano d’arme. I suoi compiti di polizia municipale proseguono nel XVII secolo e nell’età barocca, quando la milizia partecipa alle processioni dei santi protettori della città ed ai riti della Settimana Santa.
Risale al 1806 la vicenda che permise alla Maestranza di fregiarsi del titolo di Reale: Ferdinando IV di Borbone, in visita alla città di Caltanissetta, fu accolto dall’imponente spettacolo delle maestranze cittadine in solenne corteo; positivamente impressionato e grato, il re volle insignire la Maestranza del titolo di Reale.
Dopo le vicende rivoluzionarie dell’inizio dell’Ottocento, al ritorno dei Borbone, il corpo fu smilitarizzato, anche per cancellare ogni velleità di ribellione. In questo periodo, le insegne della Real Maestranza divennero quelle che oggi ammiriamo nelle processioni: il Santo protettore di ciascuna categoria è posto al centro di un campo bianco, che era il colore del casato dei Borbone.
Dopo l’unità d’Italia, l’originario nastro blu, rosso e verde viene sostituito dal tricolore nazionale. Verso la fine dell’Ottocento, la Real Maestranza perde anche alcune prerogative civiche e contrattuali che aveva esercitato da secoli.
Ma proprio in quei decenni la Real Maestranza si integra sempre più nel tessuto religioso della città, continuando ad esprimersi attraverso gli antichi rituali militari, eleggendo i propri Capitani, gli Alfieri maggiori, gli Scudieri, i Portabandiera e gli Alabardieri. Nella prima metà del Novecento continuò a realizzare una sua significativa presenza nella vita cittadina, alternando periodi di splendore a qualche momento buio.
La sua organizzazione.
Le categorie di artigiani presenti nella Maestranza erano originariamente quattro; successivamente passarono a sei; oggi sono dieci.
In ordine di uscita, le categorie che hanno sfilato nella processione del 2008 con il Capitano Maestro Angelo Mossuto sono le seguenti:
1. Calzolai, Pellittieri e Tappezzieri, con i santi protettori Crispino e Crispiniano.
2. Falegnami ed Ebanisti, con il santo protettore San Giuseppe.
3. Marmisti (santo protettore San Pietro).
4. Muratori (santo protettore San Vincenzo Ferreri).
5. Pittori e Decoratore (santo protettore San Luca).
6. Barbieri (santi protettori Cosma e Damiano).
7. Stagnini e Idraulici (santo protettore Sant’Egidio).
8. Panificatori (santo protettore San Michele).
9. Fabbri Ferrai (santo protettore Sant’Adriano di Nicomedia).
10. Carpentieri e Ferraioli, con la protezione della Madonna di Loreto.
L’istituzione storica più antica di Caltanissetta è certamente la Real Maestranza. Le sue origini risalgono al medioevo; ricostruirne la storia non è cosa facile.
Volendo partire da dati certi, bisogna risalire all’impero di Carlo V. Nel 1520 le maestranze cittadine si propongono con le caratteristiche di milizie artigiane in difesa delle coste e delle terre interne continuamente insidiate dai turchi e dai pirati, come avveniva in tutto il Mediterraneo.
Nel 1551, queste milizie ottengono il diritto di riunirsi in Corpo Unico di Milizia Cittadina comandato da un Capitano d’arme. I suoi compiti di polizia municipale proseguono nel XVII secolo e nell’età barocca, quando la milizia partecipa alle processioni dei santi protettori della città ed ai riti della Settimana Santa.
Risale al 1806 la vicenda che permise alla Maestranza di fregiarsi del titolo di Reale: Ferdinando IV di Borbone, in visita alla città di Caltanissetta, fu accolto dall’imponente spettacolo delle maestranze cittadine in solenne corteo; positivamente impressionato e grato, il re volle insignire la Maestranza del titolo di Reale.
Dopo le vicende rivoluzionarie dell’inizio dell’Ottocento, al ritorno dei Borbone, il corpo fu smilitarizzato, anche per cancellare ogni velleità di ribellione. In questo periodo, le insegne della Real Maestranza divennero quelle che oggi ammiriamo nelle processioni: il Santo protettore di ciascuna categoria è posto al centro di un campo bianco, che era il colore del casato dei Borbone.
Dopo l’unità d’Italia, l’originario nastro blu, rosso e verde viene sostituito dal tricolore nazionale. Verso la fine dell’Ottocento, la Real Maestranza perde anche alcune prerogative civiche e contrattuali che aveva esercitato da secoli.
Ma proprio in quei decenni la Real Maestranza si integra sempre più nel tessuto religioso della città, continuando ad esprimersi attraverso gli antichi rituali militari, eleggendo i propri Capitani, gli Alfieri maggiori, gli Scudieri, i Portabandiera e gli Alabardieri. Nella prima metà del Novecento continuò a realizzare una sua significativa presenza nella vita cittadina, alternando periodi di splendore a qualche momento buio.
La sua organizzazione.
Le categorie di artigiani presenti nella Maestranza erano originariamente quattro; successivamente passarono a sei; oggi sono dieci.
In ordine di uscita, le categorie che hanno sfilato nella processione del 2008 con il Capitano Maestro Angelo Mossuto sono le seguenti:
1. Calzolai, Pellittieri e Tappezzieri, con i santi protettori Crispino e Crispiniano.
2. Falegnami ed Ebanisti, con il santo protettore San Giuseppe.
3. Marmisti (santo protettore San Pietro).
4. Muratori (santo protettore San Vincenzo Ferreri).
5. Pittori e Decoratore (santo protettore San Luca).
6. Barbieri (santi protettori Cosma e Damiano).
7. Stagnini e Idraulici (santo protettore Sant’Egidio).
8. Panificatori (santo protettore San Michele).
9. Fabbri Ferrai (santo protettore Sant’Adriano di Nicomedia).
10. Carpentieri e Ferraioli, con la protezione della Madonna di Loreto.
Il Capitano.
Ognuna di queste categorie, a turno, propone ogni anno il Capitano della Real Maestranza, la figura simbolo dell’intera Settimana Santa nissena, destinato a diventare Cavaliere della Repubblica.
Ognuna di queste categorie, a turno, propone ogni anno il Capitano della Real Maestranza, la figura simbolo dell’intera Settimana Santa nissena, destinato a diventare Cavaliere della Repubblica.
Egli ha il privilegio di cingere la fascia tricolore con l’emblema della Repubblica italiana; dal 1982 riceve dal Sindaco di Caltanissetta le chiavi della città e continua a cingere la spada e a portare un Crocifisso velato durante la processione del Mercoledì Santo.
Fino al 1822, egli aveva il privilegio, durante la Settimana Santa, di liberare un condannato a pena lieve, un esercizio di perdono che potrebbe essere recuperato, come è successo a Malaga (Spagna).
Le cerimonie.
Il Martedì Santo, l’assistente spirituale della Real Maestranza e il Capitano, accompagnati dalle cariche capitanali (Scudiero, Alfiere Maggiore, Portabandiera, Alabardiere) e dai Consoli delle dieci Categorie, prelevano il Venerabile Santissimo Crocifisso dalla Cattedrale per la solenne intronizzazione nella cappella dell’ex collegio gesuitico, oggi biblioteca Luciano Scarabelli.
La cerimonia del Mercoledì Santo rappresenta il momento centrale e più significativo della Real Maestranza. Tralasciando i riti preparatori fatti di gesti, usi, simboli e cerimonie particolari, seguiamo il rituale della processione penitenziale. Al primo mattino, ogni compagnia d’arte preleva il proprio Alabardiere e il Portabandiera presso le loro abitazioni e li scorta, al suono dei tamburi battenti, degli squilli di tromba e delle note della banda musicale, presso la casa dell’Alfiere maggiore e dello Scudiero.
Si compone così un plotone d’onore, che, giunto in piazza Garibaldi, si pone alla testa dell’intera milizia che si avvia verso l’abitazione del Capitano, dove si schierano in formazione. Gli ex Capitani, accompagnati dai Cerimonieri, entrano nella casa del Capitano ed assistono al completamento della sua vestizione; tre squilli di tromba annunciano l’arrivo del Capitano, che saluta le bandiere e passa in rassegna le Maestranze.
Si avvia, quindi, il corteo: il Capitano, preceduto dallo Scudiero, si dirige verso il palazzo comunale, dove riceve dal Sindaco le chiavi della città. Il corteo riprende il suo corso e giunge nell’atrio dell’ex collegio gesuitico per prepararsi alla processione penitenziale guidata dal Capitano, che tiene in mano il Crocifisso velato.
Accompagnato dalle bandiere listate a lutto, dai Maestri d’arte e dagli Ufficiali, il Capitano giunge in Cattedrale. Dopo l’adorazione di Gesù Sacramentato, avviene il cambio delle cravatte e dei guanti (bianchi al posto di quelli neri) e si dispiegano le bandiere. Il Capitano, lontano da sguardi indiscreti e assistito dal Cerimoniere, cambia anche le calze.
La processione.
A mezzogiorno in punto esce la processione eucaristica: precedono i tamburi che rullano a festa, seguono l’Alfiere Maggiore, lo Scudiero che porta lo scudo con lo stemma della città e la fascia bianca, segue il Capitano senza il cappello in segno di devozione e rispetto, poi l’Alabardiere a guardia del Capitano e infine il Portabandiera.
Vengono poi il clero e il baldacchino che protegge il Vescovo che porta il Santissimo Sacramento: il corteo è un solenne gesto di omaggio e di adorazione alla grandezza di Gesù Cristo. Dopo un breve percorso lungo le vie del centro, la processione rientra in Cattedrale per la Benedizione Eucaristica.
Nel pomeriggio dello stesso Mercoledì Santo, il Capitano, seduto su una poltrona riccamente intagliata, riceve nella propria abitazione le delegazioni delle dieci Categorie artigianali guidate dal proprio Console, in segno di omaggio. Subito dopo anche le autorità cittadine rendono visita al Capitano, che, in quel giorno, è il personaggio più importante della città.
Nel giorno del Giovedì Santo, il Capitano non partecipa alla processione dei 16 gruppi statuari (le cosiddette Vare) raffiguranti i 14 misteri della passione, la Sacra Urna e l’Addolorata: tali gruppi sono affidati a ceti e associazioni e non alle Maestranze.
La Real Maestranza ricompare il Venerdì Santo, nella tradizionale processione del Signore della Città, un veneratissimo Cristo Crocifisso nero, antico patrono della città. A questa suggestiva processione partecipano il clero della Cattedrale, le autorità civili, i devoti e i fogliamari (raccoglitori di erbe selvatiche), che ne sono gli indiscussi protagonisti. A piedi nudi essi portano sulle spalle il pesante simulacro del Crocifisso gotico racchiuso in un artistico fercolo a corona barocca, intonando antichi e struggenti canti devozionali, detti ladati o lamintanze (lodi, lamenti). Questa processione è vissuta da tutti i cittadini di Caltanissetta con grande intensità e devozione.
.
A conclusione va detto che, dopo il 1624, la Maestranza scortava il santo patrono della città San Michele; l’uso decadde agli inizi del ‘900, ma è allo studio la possibilità di recuperare questa tradizione.
L’ultimo rito della Real Maestranza si celebra la domenica di Pasqua, quando si reca in corteo davanti al palazzo vescovile, dove il Vescovo viene accolto da tutti gli ufficiali delle maestranze per essere scortato, assieme al Capitano, fino alla Cattedrale, dove celebrerà la messa pasquale. Alla fine della funzione religiosa, il Capitano riconsegna le chiavi della città al Sindaco.
Attraverso la suggestione di questi riti, la Real Maestranza si avvia verso il mezzo millennio di storia.
.
* Testo di Gianni Taibi - Caltanissetta.
* Foto dell' archivio di Franco Stanzione.
1 commento:
Complimenti per il blogg molto interessante
Posta un commento