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QUESTO SITO STA CON IL PAPA

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domenica 25 novembre 2012

Il Venerdì Santo a Maschito (PZ)

Dopo i riti della Settimana Santa a Barile, a Rionero e a Venosa, continua il tour dei paesi lucani del comprensorio del monte Vulture con una monografia su 
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E' possibile consultarla sul sito La mia Settimana Santa, nella sezione dedicata a La Settimana Santa in Basilicata.

* Testo a cura del dott. Francesco Stanzione.
* Foto tratta dal web.

lunedì 19 novembre 2012

Il Venerdì Santo a Venosa (PZ)

Dopo aver proposto i riti della Settimana Santa a Barile e a Rionero, riprende il tour dei paesi lucani del comprensorio del monte Vulture con una monografia su 
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E' possibile consultarla sul sito La mia Settimana Santa, nella sezione dedicata a La Settimana Santa in Basilicata.

* Testo a cura del dott. Francesco Stanzione.
* Foto tratta dal web.

giovedì 15 novembre 2012

27 novembre - Festa della Medaglia Miracolosa

A cura del prof. Cosmo Tridente. 

Il 27 novembre 1830, alle cinque e mezza del pomeriggio, Caterina Labourè (familiarmente chiamata Zoe), nella Casa Madre delle Figlie della Carità di S. Vincenzo de Paoli, in Rue du Bac n.140 a Parigi, mentre faceva la meditazione in profondo silenzio, sentì come un fruscio di una veste di seta di fianco all’altare, sollevata da terra, era apparsa una radiosa Signora vestita di bianco e ammantata d’azzurro. Eretta sopra una mezza sfera, aveva il capo coronato da 12 luci simili a stelle. Sui piedi scalzi posavano due rose rosse e sotto i piedi si attorcigliava un serpente. All’altezza del cuore, la Signora bianco-celeste reggeva un globo raffigurante l’universo. Quando questo scomparve, le braccia si distesero allargandosi all’altezza dei fianchi. Le dita erano ornate da preziosi anelli e dalle gemme scendevano raggi luminosi. Quei raggi significavano le grazie che la Madonna spargeva sulle persone che gliele domandavano. Ed ecco formarsi attorno alla figura della Santissima Vergine una cornice ovale sulla quale in alto si leggevano queste parole, scritte a lettere d’oro: O Maria concepita senza peccato, pregate per noi che ricorriamo a Voi. La visione era completata da una grande “M” (il monogramma di Maria) sormontata da una croce e, come base di questa croce, c’era una spessa riga, ossia la lettera “I”, monogramma di Gesù, Iesus. Al di sotto dei due monogrammi vi erano due cuori fiammeggianti: uno di Gesù circondato di spine, l’altro di Maria trafitto da una spada. Tra le gemme ve ne erano alcune che non mandavano raggi, e Maria precisò: “Le gemme dalle quali non partono raggi sono simbolo delle grazie che si dimentica di chiedermi”. La giovane suora udì poi una voce che le diceva: Fa’ coniare una medaglia su questo modello; tutte le persone che la porteranno riceveranno grandi grazie. Le grazie saranno abbondanti per le persone che la porteranno con fiducia”. Lo straordinario evento di Rue du Bac non restò a lungo segreto. Infatti, diciotto mesi dopo la medaglia venne coniata. Ne vennero anzi coniate centinaia di migliaia, diffondendosi dappertutto e portando nel mondo, impresso su un dischetto ovale di metallo, il ricordo dell’apparizione alla suora francese. E’ chiamata “Medaglia Miracolosa” per la sua prodigiosa origine e per le molte grazie ottenute. Non si tratta di un talismano da portare con sé, è la fotografia che Maria ha voluto dare ai suoi figli per ricordare il suo amore di Madre del genere umano. 
Tra i prodigi della Medaglia Miracolosa, il più famoso è quello della conversione dell’incredulo ebreo Alfonso Ratisbonne che si decise di portare la medaglia al collo solo per far contento un amico, il barone di Bussières. 


In una visita alla chiesa romana di S. Andrea delle Fratte, la Vergine della Medaglia Miracolosa gli apparve bellissima e folgorante. Era la mattina del 20 gennaio 1842 e lasciamo il racconto di quanto accaduto allo stesso Ratisbonne: “All’improvviso mi sentii preso da uno strano turbamento e vidi scendere un velo davanti a me. La chiesa mi sembrò tutta oscura, eccettuata una cappella, come se la luce si fosse concentrata tutta là. Levai comunque gli occhi verso la luce che tanto risplendeva e vidi, in piedi sull’altare, viva, grande, maestosa, bellissima e dall’aria misericordiosa, la Santa Vergine Maria, simile, nell’atto e nella struttura, all’immagine della medaglia che mi era stata donata perché la portassi. Alla sua presenza, benché ella non abbia detto alcuna parola, compresi di colpo l’orrore dello stato in cui mi trovavo, la deformità del peccato, la bellezza della religione cattolica: in una parola, compresi tutto di colpo”. Undici giorni dopo, Alfonso venne ammesso al battesimo, decise di diventare gesuita e il 24 settembre 1848 fu ordinato sacerdote. Ma non è l’unico miracolo. 
Dopo una paziente attesa di 17 anni, finalmente la casa di due coniugi fu allietata dalla nascita di una bimba di nome Rachele. Ma i medici l’avevano chiaramente spacciata: “non parlerà mai, non potrà mai alimentarsi naturalmente ma solo attraverso la sonda, non imparerà mai a camminare e il suo processo di apprendimento sarà molto lento”. Ma la nonna, devotissima alla Medaglia Miracolosa, con le lacrime agli occhi, chiese alla Vergine di aiutarla, appuntando sul vestito della piccina una medaglietta. Dopo alcuni mesi la bimba camminava, capiva tutto quello che le veniva detto e poco alla volta imparava a mangiare, senza essere alimentata dalla sonda. 
Una signora era disperata perché una delle figlie non solo rifiutava gli insegnamenti cristiani ricevuti dalla madre, ma li osteggiava, scagliandosi contro tutto ciò che è morale, umano e cristiano. Trascorreva la notte con un ragazzo e rincasava solo all’alba. La mamma pensò di mettere una Medaglia Miracolosa nella lana del cuscino con il quale riposava la figlia, nella speranza che la Madonna le cambiasse non solo la testa ma anche il cuore. Non passò molto tempo, la figlia cambiò atteggiamento nei confronti della famiglia e della madre, riscoprendo la fede e il dono dei sacramenti. 
Nel 1993, in seguito ad un terribile incidente stradale, un dentista canadese, Michael Rozeluk, fu guarito dalla Santa Vergine della Medaglia Miracolosa a Garabandal, dopo otto anni di sofferenza atroce. Ogni due ore prendeva un potente calmante (Tylenol-3). “All’improvviso - racconta il dottore - non sentii più il bisogno delle pillole, non provavo nessun dolore e mi sentii meravigliosamente bene. Recitai il rosario e ringraziai la Vergine della Medaglia che da allora porto sempre al collo”. 
Nel 1980, in ricorrenza del 150° anniversario della prima apparizione della Medaglia Miracolosa, le Figlie della Carità, dell’Istituto S. Luisa in Molfetta, vollero assecondare un desiderio espresso dalla Vergine: la recita del Rosario nelle famiglie. Pertanto, a partire dal mese di maggio e per tutto l’anno 1980, una statua della Madonna venne portata di casa in casa per la recita del Rosario. Il 4 luglio di quell’anno, Francesco, giovane molfettese, tornava da Napoli e all’incrocio Candela-Foggia subì un incidente. La macchina si capovolse ma Francesco rimase incolume, non si sa come. La madre però seppe darne una spiegazione. Ella recitava il Rosario in casa della sorella dove si trovava la Madonnina della Medaglia Miracolosa e, proprio nell’ora dell’incidente, ricordava in modo particolare il figlio. La signora, molto riconoscente, volle che la statua della Madonna raggiungesse la sua casa, sebbene abitasse molto distante dal luogo della Peregrinatio, sicura di aver ricevuto, per suo figlio, una grazia dalla Madonna.

* Testo a cura del prof. Cosmo Tridente.
* Foto tratte dal web.

lunedì 12 novembre 2012

Valenzano, 14-21 novembre - Settenario a Maria SS. Addolorata

A Valenzano (BA) dal 14 al 21 novembre si svolgerà il Solenne Settenario a Maria SS. Addolorata, a cura della omonima Confraternita.
E' legittimo chiedersi perchè a Valenzano il Settenario alla Addolorata venga celebrato a novembre e perchè la festa ricorra il giorno 21, solennità liturgica della "Presentazione di Maria al Tempio".
Probabilmente è dovuto ad un errore protrattosi nel tempo, scambiando la "Presentazione di Gesù al Tempio", cioè la "Purificazione" che ricorre il 2 febbraio, con appunto la "Presentazione di Maria al Tempio".
Infatti fu durante la "Presentazione di Gesù al Tempio" che il vecchio Simeone disse a Maria: "... e una spada ti trafiggerà l'anima", prefigurandole il doloroso destino che avrebbe avuto insieme a Gesù, a seguito del quale sarebbe divenuta la Madre Addolorata per antonomasia.


Nell'ambito di alcune manifestazioni culturali organizzate dalla Confraternita, la sera del 16 novembre, presso la Chiesa Matrice di Valenzano, il dott. Francesco Stanzione interverrà sul tema:

"Il culto dei Dolori di Maria a Molfetta"


* Testo a cura del dott. Francesco Stanzione.
* Locandina a cura della Confraternita di Maria SS. Addolorata.

domenica 4 novembre 2012

Omaggio ad un amico scomparso: Michele Cilardi

Il 10 novembre ricorre il tradizionale appuntamento annuale con la festa patronale di S. Trifone che si svolge nella cittadina di Adelfia, in provincia di Bari, famosissima perchè le fanno da corollario i fuochi pirotecnici più spettacolari di tutta la Puglia.
L'occasione mi è propizia per ricordare il carissimo amico Michele Cilardi, molfettese d.o.c. che di quella festa era un "abituè" (qualcuno si chiederà come mai, in un contesto in cui escludo completamente le feste patronali, delle quali non sono tra l'altro un grande estimatore).
Michele Cilardi era invece, anche e soprattutto direi, un grande cultore della nostra Settimana Santa che viveva intensamente partecipando a tutte le celebrazioni religiose e alle processioni; non solo, ma era anche un profondo conoscitore delle nostre marce funebri che riusciva a riconoscere ascoltandone anche soltanto un paio di note ... a volte anche una ...
Non potrò mai dimenticare quante serate ho trascorso da ragazzo nel suo localetto di fronte alla chiesa di S. Gennaro, cantando con lui, ad una ad una, tutte le marce funebri del repertorio molfettese, dall'inizio alla fine; oppure facendo una specie di gioco in cui lui canticchiava un motivetto ed io dovevo indovinare a quale marcia appartenesse.
A questo mio ricordo voglio aggiungere quello di un comune amico, il prof. Maurizio Scardigno, cultore come Michele Cilardi anche dei fuochi pirotecnici che vengono incendiati in occasione delle feste patronali.

* Testo a cura del dott. Francesco Stanzione.



- MICHELE: LA FEDE DEI SEMPLICI -

La festa in onore di S. Trifone che si celebrerà il prossimo 10 Novembre mi porta a ricordare un amico scomparso da qualche anno: Michele Cilardi. Era sempre presente a questa festa, nonché ad una miriade di altre feste patronali, in quanto grande appassionato di tutto ciò che le caratterizza soprattutto degli spettacoli di fuochi pirotecnici, che seguiva da vero intenditore nonostante il fatto che fosse ipovedente fino alla totale cecità degli ultimi anni di vita. 
Faceva parte di squadre di “pirovaghi” che si muovevano in autobus, accompagnato da amici che gli volevano bene oppure, negli ultimi tempi, si accodava a me e all’amato nipote sacerdote che con grande rispetto lo appellava con il “don”
Era un piacere ascoltarlo quando con autentica competenza descriveva e commentava le batterie, tanto che noi ci chiedevamo come facesse data la sua disabilità. 
Altra sua grande passione erano le processioni della Settimana Santa che seguiva per l’intero percorso e le marce funebri che ogni anno registrava con un registratore portatile accumulando nel tempo decine e decine di audio cassette che hanno formato una documentazione sul modo di suonare delle bande nei diversi anni sin dal tempo del compianto maestro Angelo Inglese. 
Da dove derivava questa passione? Solo da amore per la tradizione? 
Anche; ma la sua passione, soprattutto, derivava dalla sua profonda fede in Gesù Cristo e devozione verso la Madonna e i Santi. Una fede semplice che esprimeva in modi semplici e popolari. 
Nel quartiere di Piazza S. Michele, nelle cui vicinanze abitava, era famoso l’altarino che allestiva ogni anno nella sua casa in onore dei Santi Medici e, poi, di S. Lucia, protettrice della vista, cui era tanto devoto. 
Era un altare che occupava quasi tutta una stanza con tante luci che con pazienza e perdita di settimane di tempo collegava tra loro. Il risultato era grandioso tanto che egli definiva la sua opera: “u bestial”. E per i Santi recitava ogni sera, durante la novena, le preghiere di rito con le vicine di casa, solennizzando il giorno della festa con la visita e la benedizione del parroco ed un immancabile batteria pirotecnica. 
La foto pubblicata lo ritrae dinanzi al suo “bestiale”.

Ciao Michele! 
Ti ricorderò sempre con tanto affetto insieme ai componenti dell’ultima squadra di “pirovaghi” di cui hai fatto parte. Sono certo che il buon Dio ti ha riservato in cielo una balconata dalla quale ammirare i nostri fuochi pirotecnici e ascoltare le amate musiche pasquali molfettesi che tu canticchierai dinanzi a tuoi Santi che hai tanto venerato, suscitando la loro simpatia. 

* Testo e foto a cura del prof. Maurizio Scardigno.