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giovedì 27 marzo 2014

Una replica a chi pregiudizialmente critica la tradizione dei "Vattienti" di Nocera Terinese (CZ)

Da ormai moltissimi anni ho approfonditamente studiato e rivolto la mia attenzione ai cosiddetti "Rituali di sangue" che durante la Settimana Santa ancora oggi si svolgono in Calabria, per l'esattezza a Nocera Terinese (CZ) e a Verbicaro (CS) .
In questo post mi riferisco però a quanto accade annualmente nella sola Nocera Terinese con i suoi cosiddetti "Vattienti"
Ma chi sono i "Vattienti"?


I Vattienti” (da “battenti”, flagellanti) sono noceresi di nascita o di origine, che assolvono un voto rivolto alla Madonna mortificando le carni e versando il sangue lungo le vie della processione in paese, al Venerdì e Sabato Santo.
Ogni
“Vattiente è accompagnato da un “ecce homo” (acciomu, in dialetto), un giovane vestito di un panno rosso che sorregge una croce di canne anch’essa rivestita di panno rosso e porta in testa una corona di spine con le punte tagliate, la “spina santa”. L’acciomu è legato al vattiente per una corda a simboleggiare un legame tra i due.


Tradizione vuole che il vattiente e l’acciomu impersonino in due la persona del Cristo, dove il vattiente simboleggia la sofferenza ed il dolore del martirio mentre l’acciomu simboleggia il Cristo sanguinante dato alla folla da Ponzio Pilato alle parole “Ecce Homo”; entrambi scalzi.

Il vattiente veste in nero, gambe e polpacci scoperti, e porta il “mannile” (antico copricapo delle donne maritate) sul quale poggia una corona di spine fatta di “sparacogna”, l’asparago selvatico che cresce spontaneo nelle campagne noceresi.
La flagellazione avviene per mezzo del “cardu”, uno strumento realizzato a mano e accompagnato alla rosa. Il cardo è un pezzo di sughero sul quale sono applicati, con una mescola di cere indurita, tredici acuminati pezzi di vetro detti “lanze” che fuoriescono dalla cera di circa 3mm. Con questo il vattiente si percuote cosce e polpacci inginocchiandosi davanti alla statua della Madonna e davanti ai vari altari che si incontrano lungo la processione. La rosa è invece un pezzo di sughero accuratamente levigato della dimensione “da stare in un palmo” col quale il vattiente farà scorrere via il sangue dalle ferite per evitare coaguli e marchierà i sagrati delle chiese ed i muri delle case dei cari, lasciando lì un segno che 
rimarrà finché pioggia non ne laverà le tracce

 Il "cardo" e la "rosa"

Ciò premesso, giusto per  far comprendere in cosa consista il rituale dei "Vattienti", voglio portare alla attenzione dei lettori l'articolo riportato il 23 marzo 2014 sul quotidiano calabrese online Strettoweb.com:


Dopo una attenta lettura dell'articolo, a firma di un sedicente "Kirieleyson" che si firma anonimamente (forse più per non palesare la sua ignoranza che non per il timore di urtare la suscettibilità di qualcuno), mi viene spontaneo replicare con una mia riflessione.
Dice tra l'altro questo "signore":

"Specie nel Sud Italia, certamente grazie all’antica influenza  spagnola, si celebrano i riti più spettacolari e suggestivi. Ma un rito che si svolge in Calabria da epoca immemorabile, quello dei  Vattienti di Nocera Tirinese, agli occhi di tanti,  piuttosto  che una tradizione cristiana, sembra una barbara e fanatica esibizione  sado-masochistica.
I Vattienti sono dei “fedeli penitenti”  che, durante la processione, si  flagellano per voto  battendosi  il corpo (da cui il termine “vattienti”) con pezzi di vetro ed altri strumenti,  fino a sanguinare copiosamente. Non entriamo nel merito su quando la  consuetudine sia iniziata, né del perché sia nata, né cosa voglia rappresentare. Ciò che è certo è che se vedessimo in un documentario televisivo un evento simile a quello dei vattienti, ripreso in  Nuova Guinea o nel cuore dell’Africa Nera, nessuno si asterrebbe dal dire trattarsi  di un usanza tribale ed assurda".

Dico io invece che: innanzi tutto è una sciocchezza dire che i riti della Settimana Santa nel Sud d'Italia abbiano avuto una influenza spagnola perchè, se si entra nel merito dei singoli riti e rituali di ogni città, si capisce subito che la genesi di ognuno di essi è prettamente locale ed autoctona.
Secondo: non certamente lui, il signor "Kirieleyson", ma autorevoli rappresentanti del mondo scientifico e letterario, hanno approfondito e studiato il fenomeno, hanno consumato fiumi di inchiostro al riguardo, e mai nessuno si è sentito autorizzato ad usare termini tipo "tribale", anzi lo hanno trattato con molto rispetto.
Ma senza andare a scomodare nomi illustri, basta rileggere l'articolo e soffermarsi su quando si legge "Non entriamo nel merito su quando la  consuetudine sia iniziata, né del perché sia nata, né cosa voglia rappresentare" e già da questo è chiaro che l'articolista baypassa a piè pari la sostanza del rituale che è già di per se una esauriente risposta a tutti gli interrogativi e i dubbi.
Un giornalista serio riporta infatti le notizie dopo averle innanzi tutto verificate di persona (ma lui c'è mai stato a Nocera Terinese il Venerdì Santo?). Il signor "Kirieleyson" riporta invece solo quelle che sono le sue impressioni; anche un qualsiasi giornalista, per quanto basso possa essere il suo valore professionale, deve fare informazione riportando le notizie per quelle che sono, certamente con il suo stile, ma deve soprattutto riportare i fatti per quelli che sono.
Nell'articolo in questione, dove sono l'informazione e la cronaca? Nelle sue parole vi sono solo  disinformazione e veleno sparso su una tradizione che, piaccia o meno al signor "Kirieleyson", rappresenta per la comunità nocerese un motivo di forte identità socio-culturale e religiosa che come tale va pertanto accettata e rispettata.

Molto probabilmente, ad ispirare tanta veemenza verso il rituale dei "Vattienti" di Nocera Terinese, attribuendogli una valenza sado-masochistica e definendolo assurdo e tribale, sarà stato invece l'humus culturale in cui abitualmente vive il signor "Kirieleison", cioè un MONDO CANE.

* Testo a cura del dott. Francesco Stanzione.
* Foto tratte dal web.

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