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Online da lunedì 29 ottobre 2007 - Visualizzazioni totali

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lunedì 28 gennaio 2008

I canti della "Semana Santa" Spagnola: le Saetas

LA SAETA

Si tratta dei cantes tradizionali della Settimana Santa, festa religiosa particolarmente sentita in Andalusia. Moltissimi cantares hanno tratto proprio dal cante por Saetas le proprie competenze in termini di espressività del canto flamenco.

Le Saetas sono quindi dei canti popolari che comunque vengono eseguiti anche nel resto della Spagna, e si propongono di incitare alla devozione ed alla penitenza, in occasione della Via Crucis o come cantico della Passione di Cristo.

Raggiungono la loro massima espressione in occasione delle processioni della Settimana Santa che si svolgono numerosissime in tutta la Spagna; basti pensare che nella sola Siviglia, dalla domenica delle Palme (Domingo de Ramos) al Sabato Santo (Sabado Santo), si svolgono 57 processioni organizzate da altrettante Confraternite (Hermandad).

Di seguito propongo alcuni filmati tratti dal web, in cui si può avere una ampia idea di cosa sono le "Saetas", iniziando proprio da Siviglia, madre patria della Semana Santa Andalusa.

1) SEVILLA

Mi è gradito iniziare da una "Saeta" cantata da un balcone di Siviglia, al passaggio della processione di quella che, tra tutte le "Dolorose Sevillane", è la mia preferita: N.tra S.ra de la Esperanza, detta della Macarena.

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Sempre a Siviglia viene eseguita la seguente "Saeta", al passaggio del Cristo de los Gitanos.

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2) BAILE'N (Jaèn)

I Seguenti filmati si riferiscono a quattro "Saetas" cantate al passaggio delle seguenti processioni:

a) San Juan Evangelista y Marìa St.ma de la Amargura.

b) N.tro Padre Jesùs de la Sentencia.

c) N.tra S.ra de la Pietad.

d) S.mo Cristo de la Expiraciòn.

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3) AVILA

... una "Saeta" al S.mo Cristo de la Salud.



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4) VE'LEZ (Malaga)

Nella ripresa che segue è simpatico vedere, al cospetto del "Paso" del S.nor del Huerto (Gesù nell' orto) un confratello che canta la "Saeta", con in braccio il suo bambino nato da poco e già vestito con l' abito della Confraternita; un po' come succede anche a Molfetta, quando il papà confratello porta al seguito, con orgoglio, il suo bambino, anch' egli con l' abito confraternale, a dimostrazione che "tutto il mondo è paese".

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5) GRANADA

Ancora una "Saeta", questa volta dedicata a N.tra S.ra de la Amargura.

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6) HELLI'N

Hellín è un comune spagnolo di 31.094 abitanti situato nella comunità autonoma di Castiglia-La Mancia.

In questi ultimi due filmati è possibile ascoltare una "Saeta" al passaggio del "Paso" de S.ta Marìa Magdalena ...

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... e al rientro di una processione del Venerdì Santo, costituita dai "Pasos" di S. Juan Evangelista, della Dolorosa e del Santo Entierro (Cristo Morto).


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* Testo di Franco Stanzione.

* Filmati tratti da You Tube.

domenica 27 gennaio 2008

Giovedì Santo a Verbicaro (CS): i Battenti

La notte del Giovedì Santo a Verbicaro (CS) le strade sono animate, la gente del paese ed i pochi turisti che scelgono di passare la notte in bianco camminano nella piazza stingendosi nei loro cappotti. Guardano alternativamente l’orologio al polso e le strade intorno, aspettano di veder comparire i battenti. Non c’è sicurezza sul loro numero nè precisione sull’ora. Al turista che cerca sicurezze e orari viene detto che si batteranno probabilmente verso l’una o le due di notte.
Mentre la piccola folla attende in piazza un altro gruppo di gente si è riunito in una strada secondaria, fuori da una cantina in cui un gruppo di uomini sta mangiando bevendo e scherzando.
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E’ il posto del "primo sangue", dove i battenti cominciano a battersi. Quando arriviamo sono già usciti per andare a prepararsi, il banchetto continua fino ad un segnale che avverte che stanno tornando. Si smontano le tavole, si spostano cibo e vino e, schiacciati alle pareti, si fa spazio ai battenti.L'atmosfera è cambiata. La riunione conviviale si trasforma in un rito. Silenzio, caldo per la gente stipata fino ai limiti della capienza in quella piccola cantina.
I
battenti cominciano a schiaffeggiarsi sulle gambe. Le arrossano per far affluire il sangue, poi cominciano a colpirsi con il "cardillo". Il sangue comincia ad uscire, si avvicina un uomo vestito normalmente (lo riconosco per il sindaco del paese), si porta una bottiglia alle labbra e soffia il vino sulle ferite, dopo di lui altri uomini fanno lo stesso con gli altri battenti.
Quando tutti hanno le gambe coperte di sangue si fanno spazio, escono dalla cantina ed iniziano a correre con le mani incrociate sul petto, forse inconsapevoli di star riproponendo una ritualità la cui prima documentazione, relativa a Verbicaro, risale al 1473.
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Faranno tre giri per il paese fermandosi davanti alle chiese (non possono entrare), alle edicole sacre, davanti a case di amici o parenti. Escono in gruppo ma la loro non è una processione, ognuno ha il suo passo ed anche le strade possono divergere fermo restando i punti fissi delle chiese.
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La gente del paese ed i rari turisti aspettano i battenti in prossimità delle chiese o della fontana in cui da sempre vanno a lavarsi dopo aver compiuto il loro percorso.
Alcuni anni fa questo rito era sul punto dell’estinzione, pochi battenti, poca motivazione, grande ostracismo da parte della chiesa locale che li considerava, a quanto mi è stato detto, un problema di ordine pubblico. Ora le cose sono cambiate e nel 1997, anno a cui si riferiscono le foto, il sentimento che mi è parso aleggiasse intorno a questi uomini era di grande rispetto.

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Circa due ore dopo la conclusione dei tre giri dei battenti il paese torna di nuovo ad animarsi, sono le quattro di mattina quando prende il via una processione solenne con statue e quadri viventi. Alla processione partecipa praticamente il paese intero. La mattina successiva il tutto si conclude di nuovo davanti alla chiesa principale dove, prima di far rientrare la statua, dei bambini vestiti da angeli si esibiscono in dei canti che ripercorrono la vita e la passione di Cristo.

Testo di Marco Marcotulli




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Questa tradizione si ripete fin dal 1751 anche se le statue dei misteri vennero acquistate negli anni che seguirono. La processione che ha inizio prima dell'alba, alle ore 3.00, è ispirata alla Via Crucis e alla Passione di Gesù; si tratta di una vera e propria rappresentazione in costume del corteo che accompagnò Gesù fino al luogo della sua crocifissione. Lungo il percorso alcuni fanciulli vestiti da angeli, alternandosi, recitano dei versi, che rievocano la Passione e preannunciano la Resurrezione; alle pendici del colle ha luogo la rappresentazione al vivo dell'incontro di Gesù con la Veronica, che gli asciuga il volto intriso di sudore e di sangue, e , sulla via del calvario l'incontro di Gesù con il Cireneo che , per l'ultimo tratto, lo solleva dal peso della croce. La processione è accompagnata da canti tradizionali e da suggestive marce suonate dalla banda musicale.
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Dal sito del comune di Verbicaro

* Testi, foto e filmati sono tratti dal web.

sabato 26 gennaio 2008

La Settimana Santa nelle isole Filippine: flagellanti, crocifissioni e processioni

Chi è abituato a pensare che i Riti della Settimana Santa siano una peculiarità soprattutto della Andalusia e delle regioni meridionali dell' Italia dovrà ricredersi dopo la visione dei seguenti filmati.

Nelle Filippine, ogni anno, durante la settimana santa, uomini e donne creano lungo le strade di un piccolissimo centro nelle vicinanze di Manila, la capitale, un festival dell’orrore.
Gente di ogni tipo, di ogni generazione ed estrazione sociale si incolonna su una strada a mala pena sterrata, lungo la quale, percorre chilometri su chilometri seminudi, con un solo lenzuolo a circondare la vita, scalzi e con una corona di spine sul capo.

La rivisitazione delle ultime ore della passione di Cristo e della sua morte è ricostruita nei dettagli più macabri. Il viaggio del condannato alla crocifissione simulata, inizia il suo percorso di passione, con il bacio dell’uomo che interpreta l’apostolo infedele, Giuda.

La croce, dopo il giudizio di uno pseudo Ponzio Pilato, lo attende. Trascinarla fino al colle, già preparato con una fossa che servirà ad impalarla più salda nel terreno, diventerà ancora più doloroso dagli insulti e le fustigazioni, che, lungo la strada, gli verranno inferti dal pubblico, partecipe in qualità di centurioni romani o di ebrei miscredenti; tutto come fu per Gesù.

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Il rituale cruento viene poi completato con la crocifissione vera e propria.

Le mani e i piedi del novello Gesù vengono immerse molto tempo prima dell’esecuzione, nell’alcool etilico per attenuare il dolore ed evitare infezioni. I chiodi vengono infilzati fino in fondo nelle mani e nei piedi, mentre i polsi, a differenza di Gesù, vengono legati con funi resistenti alla croce di legno, in modo che il peso del corpo, una volta innalzata la croce, non venga tenuto solo dai chiodi, rischiano lacerazioni importanti di pelle e, di conseguenza, dolore insopportabile.



La croce è ora in piedi… intorno turisti, curiosi, persone inginocchiate in preghiera e flagellanti che, con fruste di bambù, continuano a frustarsi dall’inizio del rito.
Per le svariate ore o spesso solo alcuni minuti in cui i nuovi Gesù continuano la loro agonia, invasati svolgono banchetti con vino e balli tradizionali, fino alla deposizione definitiva.
Ma non sono solo uomini che scelgono la via delle crocifissione. Una donna, nel 2005, Mary Jane Marangon, di 30 anni, si è fatta crocifiggere nel piccolo villaggio di Santa Lucia, ma, dopo il momento culmine, in cui i chiodi sono penetrati nelle mani, è svenuta dal dolore, provocando panico tra il pubblico e l’intervento dei medici.

Non è certo l’unica, durante gli anni, ad avere avuto bisogno di assistenza sanitaria.
Durante e dopo le crocifissioni, molti delle “vittime” perdono i sensi, se non, nei casi più gravi, dover essere anche sottoposti ad energiche rianimazioni, dopo la deposizione dalla croce.

Il rituale, portato dai missionari spagnoli durante l’epoca coloniale, ha messo solide radici nella cultura popolare della zona. Tradizione, che è stata sconfessata più di una volta dalla Chiesa Cattolica e da Papa Giovanni Paolo II, perché macabra e insensata.

Ma, nonostante la posizione anche dell’arcivescovo Oscar Cruz che ha chiesto al Vaticano un intervento di forza maggiore, perché termino le crocifissioni, ogni anno migliaia di curiosi e di penitenti, si recano in flussi constanti nei paesini dove questa pratica rispetta puntualmente la tradizione di verità.

Questo perché, in realtà, nonostante ne abbiano gli strumenti, i rappresentanti della Chiesa Cattolica nelle Filippine, non hanno mai con fermezza osteggiato il fenomeno di culto, che ha facilitato anche l’afflusso di turisti in quelle zone molto povere del paese. E, mentre Cruz condannava la tradizione di fronte alla Conferenza dei vescovi cattolici delle Filippine, altri, come il reverendo Nicdao, hanno difeso la scelta di molte persone umili e semplici che, secondo la sua opinione, non hanno altri mezzi, se non questo, per manifestare la loro assoluta devozione.

Tutto è reale, nessun trucco o inganno. Il dolore dei crocefissi è angosciante.
Ma il perché queste persone si prestino a questa pratica è complesso.
La maggior parte delle volte a spingerli è la speranza o la convinzione che, ripercorrendo il dolore che il figlio di Dio ha provato per la nostra salvezza, i loro peccati vengano cancellati. E’, quindi, il peso della loro coscienza e la sudditanza psicologica verso la religione cattolica a spingerli verso il colle.

Altri, invece, sono spinti da voti fatti o per la guarigione di un familiare o per uscire da quella miseria assoluta che li affligge, spesso dovuta alle grandi calamità naturali che, ogni anno, colpiscono la zona delle Filippine.

Infine in quest' ultimo foto - video si può vedere una processione con gruppi statuari di chiara ispirazione spagnola.



* Testo tratto dal web.


* Filmati tratti da You Tube.

giovedì 24 gennaio 2008

Il Sabato Santo e i "Vattienti" a Nocera Terinese

Se le festività natalizie, a Nocera Terinese, segnano il passaggio del tempo calendarizzato, passando da un anno vecchio ad uno nuovo, la Festa di Pasqua rappresenta il "passaggio" culturale e morale dell' uomo: dall' uomo che si era all' uomo che si rinnova nella sua crescita. A questo processo partecipa anche la comunità che si rigenera attraverso i suoi riti e i suoi miti.
La manifestazione più importante si svolge il Sabato Santo: un toccante gruppo ligneo della Pietà raccoglie la devozione dei fedeli durante una lunga e lenta processione che si snoda per tutto il giorno attraverso le vie e i vicoli del paese.
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Molti curiosi, giornalisti, fotografi, cineoperatori, studiosi osservano la cerimonia attratti, prevalentemente, da un rito inquietante che permane ancora alle soglie del terzo millennio, ma la cui simbologia rinvia al mito primordiale del sangue, ai primitivi sacrifici umani, ai successivi riti misterici precristiani che si svolgevano in Medio Oriente e da qui importati in Grecia e a Roma ma anche all' esercizio penitenziale (e spettacolare) dei battenti o flagellanti che si è sviluppato nel medioevo cristiano.

Un Vattiente si prepara al rito

All' improvviso, mentre la banda diffonde marce funebri scelte e le donne cantano meste nenie dialettali, si propaga un brusio e la folla con rapida frequenza si volta verso una croce coperta da nastri rossi svolazzanti che attrae l'attenzione.


Ed ecco apparire un vattente o flagellante, un Ecce Homo e un portatore di vino.



I primi, seminudi, con abiti rituali, portano una corona di spine.
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I tre amici avanzano di corsa fino al cospetto della Pietà i "fratelli portantini" fermano la statua, il flagellante si fa il segno della croce e si genuflette;




poi con trasporto si "batte" i polpacci delle gambe e delle cosce mentre il terzo amico versa vino rinfrescante sulle ferite.




I colpi secchi del sughero della "rosa" echeggiano nell' aria e i vetri del "cardo" vibrano nella carne da cui defluisce copioso il sangue: offerta sacrificale che scorre fino a terra.



Finita la flagellazione l' uomo segna col sangue il petto nudo dell' Ecce Homo e bacia la Pietà; poi il trio si allontana verso altri luoghi deputati alla flagellazione sui sagrati delle chiese, davanti alle croci, ai calvari ed ai "sepolcri" (dove sono deposti i "piatti della Madonna" o Giardinetti di Adone, sulla soglia di qualche casa amica per la quale si nutrono forti sentimenti di gratitudine, alcuni anche davanti al cancello del carcere.


Dovunque restano i segni del liquido vitale e l'odore di questo misto ad un forte tanfo di vino; penseranno il tempo e la pioggia a ripulirli.I motivi che spingono questi uomini vanno dalla semplice devozione alla Pietà o Addolorata, espressa secondo la tradizione locale, al "voto", o impegno sacro e inderogabile, assunto nei confronti della divinità per impetrare una grazia o ringraziare per averla ricevuta; grazia che riguarda sovente la salute dei familiari o degli amici fraterni dei flagellanti.




Concluso il giro, dopo circa un' ora, i tre amici rientrano nel magazzino da cui sono usciti.



Mediante ripetuti impacchi con infuso di rosmarino, bloccano la fuoriuscita del sangue (resteranno visibili le crosticine di sangue coagulato e poi le cicatrici) e, dopo essersi ripuliti e avere indossano abiti festivi, raggiungono la processione; alcuni ritornano a portare la pesante statua, al loro posto di "fratelli" che avevano lasciato temporaneamente vacante.


FILMATI


Il primo dei seguenti filmati è tratto dal film "Mondo cane" del 1960, e stigmatizza lo svolgimento del rito dei Vattienti in quegli anni, nei quali l' Autorità Ecclesiastica aveva tentato invano di reprimere questa tradizione, senza naturalmente riuscirvi.



Seguono altri due più recenti, in cui si vedono i Vattienti durante il loro pellegrinaggio per il paese ed il loro incontro con la Statua della Madonna, durante la processione.






* Il testo è tratto da:

http://www.museodellafesta.it/Vattien/Indice.htm .

* Le foto sono tratte dal sito: http://www.noceraterinese.it/ .

* I filmati sono tratti da YouTube.

mercoledì 23 gennaio 2008

La Sacra Spina di Andria a Molfetta nella Chiesa del Purgatorio il 19 e 20 gennaio - 3^ parte

20 gennaio 2008: ore 12,00.

LA SACRA SPINA RITORNA AD ANDRIA

La mattina del 20 gennaio, alla celebrazione della S. Messa, è seguita la benedizione con il Reliquiario contenente la Sacra Spina, prima del ritorno ad Andria. Anche in questa occasione la Sacra Spina è stata "scortata" dai Cavalieri del Santo Sepolcro della Delegazione di Andria.
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Dopo la benedizione don Giannicola Agresti ripone il Reliquiario nel suo contenitore in legno che viene portato nella sacrestia.





Purtroppo le due bellissime giornate che hanno visto la Chiesa del Purgatorio e l' Arciconfraternita della Morte ospitare la insigne Reliquia della Passione di Gesù sono terminate.

Ancora uno scambio di saluti con don Giannicola e con i Cavalieri del Santo Sepolcro ed il Priore accompagna gli illustri ospiti all' uscita della Chiesa del Purgatorio.


E' il momento del commiato. La Sacra Spina viene messa nell' auto che la riporterà nella città di Andria, nella quale è gelosamente custodita da secoli.

Il 19 ed il 20 gennaio 2008 saranno ricordati da tutti quelli che hanno nel cuore la Chiesa del Purgatorio, come due giornate di grande grazia, riuniti intorno ad una reliquia testimone diretta del grande evento della Passione di Gesù Cristo.

* Testo di Franco Stanzione.
* Reportage fotografico realizzato da Foto Umberto - Molfetta.

martedì 22 gennaio 2008

La Sacra Spina di Andria a Molfetta nella Chiesa del Purgatorio il 19 e 20 gennaio - 2^ parte

19 gennaio 2008: ore 17,00.

ARRIVO DELLA SACRA SPINA A MOLFETTA

Puntualissimo, all' ora stabilita dal programma, don Giannicola Agresti, parroco di S. Francesco in Andria, Canonico del Capitolo e Custode della Sacra Spina, giunge presso la nostra Cattedrale, recando la tanto attesa Sacra reliquia della corona di spine di Gesù Cristo, scortata dai Cavalieri dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Andria.
La teca contenente la Sacra Spina viene prima portata nella Sala Capitolare ...


... indi accompagnata in chiesa dall' Amministrazione dell' Arciconfraternita della Morte e dai Cavalieri del Santo Sepolcro di Molfetta.
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Viene per un po' collocata sull' Altare Maggiore ...




... in attesa che si componga la processione che la accompagnerà dalla Cattedrale alla Chiesa del Purgatorio.





Nella Chiesa del Purgatorio è ad attendere la Sacra Reliquia il Padre Spirituale dell' Arciconfraternita della Morte, Mons. Francesco Gadaleta ...

... a cui viene affidata da don Giannicola Agresti.



Don Francesco colloca la Sacra Spina sul tronetto appositamente allestito ...


... procedendo alla incensazione.

Alla cerimonia, oltre ai rappresentanti dell' Ordine del Santo Sepolcro di Andria, ci sono mia madre e Maurangelo Cozzoli ...

... ed ovviamente la delegazione del Santo Sepolcro di Molfetta, con a capo il mio carissimo amico prof. Maurizio Scardigno, presidente anche della Consulta dell' Arciconfraternita della Morte.
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Prima della celebrazione della S. Messa, don Giannicola Agresti relaziona sulla storia della Sacra Spina e sul prodigio avvenuto in Andria la sera del Venerdì Santo 25 marzo 2005, nella Cattedrale.






* Testo di Franco Stanzione.
* Reportage fotografico a cura di Foto Umberto - Molfetta.