Una delle cose che maggiormente desideravo realizzare durante questo mio secondo triennio di Amministrazione dell' Arciconfraternita della Morte era di poter esporre nella Chiesa del Purgatorio la Sacra Spina di Andria.
Sono orgoglioso di poter comunicare che, grazie ai rapporti instaurati con l' Arciconfraternita di Maria S.S. Addolorata di Andria, sono riuscito ad ottenere da don Giannicola Agresti, parroco della Chiesa di S. Francesco, il privilegio di poter ospitare tale prestigiosa reliquia nei prossimi giorni 19 e 20 gennaio.
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La Sacra Spina di Andria è una reliquia tra le più accreditate dalla Chiesa Cattolica, come proveniente dalla Corona di spine di Gesù Cristo.
Infatti la reliquia, secondo la tradizione, farebbe parte della corona di spine che venne posta sul capo di Cristo durante la flagellazione e mentre trasportava la croce su per il Calvario. La spina conservata ad Andria, comprende sulla sua superficie diciassette macchie, di diversa grandezza. Quando il giorno dell'Annunciazione, il 25 marzo, coincide con il Venerdì Santo (è l’annuncio della nascita e la morte di Gesù nello stesso giorno), queste macchie si arrossano, diventano vivide. L'ultima volta è accaduto il 25 marzo 2005.
.Teca in argento contenente la Sacra Spina
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STORIA
La corona di spine venne venerata come reliquia a Gerusalemme già nel secolo V, come attestato da S. Paolino da Nola, pellegrino in Terra Santa nel 409. La reliquia, insieme ad altre, venne portata da Gerusalemme a Costantinopoli nel 1063 e qui custodita nella cappella imperiale, sino a quando Costantinopoli venne presa dai Crociati nel 1204. La corona di spine, dunque, venne venduta da re Baldovino II al re (san) Luigi IX di Francia nel 1237. La reliquia venne portata a Parigi due anni dopo, nel 1239, e fu custodita insieme ad altre reliquie nella cappella gotica Saint Chapelle, fatta costruire appositamente dal re come gigantesco reliquiario. Successivamente, Carlo d'Angiò portò con sé in Italia alcune spine della corona. E qui la storia si intreccia con le vicende di Andria. Beatrice, figlia di Carlo II d'Angiò, contessa di Andria e moglie di Bertrando del Balzo donò una spina al Capitolo Cattedrale andriese. Era il 1308.
È però dal Venerdì Santo del 1633 (25 marzo) che viene attestato il prodigio del ravvivarsi delle macchie sulla spina. Lo stesso prodigio viene attestato anche negli anni successivi che vedono coincidere l'Annunciazione con il Venerdì Santo: 1701, 1712, 1722, 1785, 1796. Il 1799, il 23 marzo (era un sabato santo), l'esercito napoletano-francese della Repubblica napoletana, guidato anche da Ettore Carafa, conquista Andria, che con altre città si era dichiarata "insorgente" alla repubblica giacobina. Il combattimento fu durissimo: nel bottino di qualcuno, finì anche la Sacra Spina che, comunque, venne recuperata nel 1837. Altri prodigi avvennero nell'Ottocento: nel 1853 e nel 1864. E giungiamo al Novecento. Il 25 marzo del 1910, il prodigio è atteso ma non accade nulla. L'arrossamento delle macchie, però, avviene il giorno dopo, il sabato mattina. Del prodigio del 1921 non si hanno testimonianze scritte, mentre ci sono di quello avvenuto il 25 marzo 1932, l’ultimo prima di quello del 2005.
.È però dal Venerdì Santo del 1633 (25 marzo) che viene attestato il prodigio del ravvivarsi delle macchie sulla spina. Lo stesso prodigio viene attestato anche negli anni successivi che vedono coincidere l'Annunciazione con il Venerdì Santo: 1701, 1712, 1722, 1785, 1796. Il 1799, il 23 marzo (era un sabato santo), l'esercito napoletano-francese della Repubblica napoletana, guidato anche da Ettore Carafa, conquista Andria, che con altre città si era dichiarata "insorgente" alla repubblica giacobina. Il combattimento fu durissimo: nel bottino di qualcuno, finì anche la Sacra Spina che, comunque, venne recuperata nel 1837. Altri prodigi avvennero nell'Ottocento: nel 1853 e nel 1864. E giungiamo al Novecento. Il 25 marzo del 1910, il prodigio è atteso ma non accade nulla. L'arrossamento delle macchie, però, avviene il giorno dopo, il sabato mattina. Del prodigio del 1921 non si hanno testimonianze scritte, mentre ci sono di quello avvenuto il 25 marzo 1932, l’ultimo prima di quello del 2005.
La Sacra Spina
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L' ULTIMO MIRACOLO
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Venerdì 25 marzo 2005: l'attesa di un evento straordinario, di un prodigio non è stata vana. È stata un'attesa lunga, durata ben 73 anni, ma poco dopo le 20.00 il prodigio della Sacra Spina della corona di Cristo si è compiuto, nella cappella di San Riccardo ad Andria. Sulla spina - come ha confermato il Vescovo di Andria, mons. Raffaele Calabro, al termine della via Crucis - sono comparse alcune variazioni, come un rubino ed alcune piccole escrescenze filiformi.Al termine della via Crucis monsignor Calabro è rientrato in chiesa ed ha proclamato il prodigio: due rametti filiformi spuntati dal becco di flauto della spina, così come accadde nel 1842. "Un segno che il Signore non si impone, ma ha voluto darci – ha concluso il Vescovo di Andria – solo un segno ... Qualcosa di straordinario che la commissione ha confermato. Un segno con il quale il Signore vuole richiamarci al senso della sua passione e morte per farci partecipi della resurrezione". La commissione speciale che ha valutato l’evento prodigioso era presieduta dal vicario, don Antonio Tucci, e comprendeva oltre ai canonici della cattedrale e ad altri sacerdoti, religiosi, medici, un notaio, esponenti dell'associazionismo, giornalisti. La commissione si è riunita più volte ed ha anche esaminato la Sacra Spina prima del 25 marzo, per attestare, con una ricognizione, lo stato delle macchie. La spina è stata poi risigillata e chiusa nella teca di vetro, costantemente osservata.
* Testo e foto tratti dal web.
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