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sabato 26 gennaio 2008

La Settimana Santa nelle isole Filippine: flagellanti, crocifissioni e processioni

Chi è abituato a pensare che i Riti della Settimana Santa siano una peculiarità soprattutto della Andalusia e delle regioni meridionali dell' Italia dovrà ricredersi dopo la visione dei seguenti filmati.

Nelle Filippine, ogni anno, durante la settimana santa, uomini e donne creano lungo le strade di un piccolissimo centro nelle vicinanze di Manila, la capitale, un festival dell’orrore.
Gente di ogni tipo, di ogni generazione ed estrazione sociale si incolonna su una strada a mala pena sterrata, lungo la quale, percorre chilometri su chilometri seminudi, con un solo lenzuolo a circondare la vita, scalzi e con una corona di spine sul capo.

La rivisitazione delle ultime ore della passione di Cristo e della sua morte è ricostruita nei dettagli più macabri. Il viaggio del condannato alla crocifissione simulata, inizia il suo percorso di passione, con il bacio dell’uomo che interpreta l’apostolo infedele, Giuda.

La croce, dopo il giudizio di uno pseudo Ponzio Pilato, lo attende. Trascinarla fino al colle, già preparato con una fossa che servirà ad impalarla più salda nel terreno, diventerà ancora più doloroso dagli insulti e le fustigazioni, che, lungo la strada, gli verranno inferti dal pubblico, partecipe in qualità di centurioni romani o di ebrei miscredenti; tutto come fu per Gesù.

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Il rituale cruento viene poi completato con la crocifissione vera e propria.

Le mani e i piedi del novello Gesù vengono immerse molto tempo prima dell’esecuzione, nell’alcool etilico per attenuare il dolore ed evitare infezioni. I chiodi vengono infilzati fino in fondo nelle mani e nei piedi, mentre i polsi, a differenza di Gesù, vengono legati con funi resistenti alla croce di legno, in modo che il peso del corpo, una volta innalzata la croce, non venga tenuto solo dai chiodi, rischiano lacerazioni importanti di pelle e, di conseguenza, dolore insopportabile.



La croce è ora in piedi… intorno turisti, curiosi, persone inginocchiate in preghiera e flagellanti che, con fruste di bambù, continuano a frustarsi dall’inizio del rito.
Per le svariate ore o spesso solo alcuni minuti in cui i nuovi Gesù continuano la loro agonia, invasati svolgono banchetti con vino e balli tradizionali, fino alla deposizione definitiva.
Ma non sono solo uomini che scelgono la via delle crocifissione. Una donna, nel 2005, Mary Jane Marangon, di 30 anni, si è fatta crocifiggere nel piccolo villaggio di Santa Lucia, ma, dopo il momento culmine, in cui i chiodi sono penetrati nelle mani, è svenuta dal dolore, provocando panico tra il pubblico e l’intervento dei medici.

Non è certo l’unica, durante gli anni, ad avere avuto bisogno di assistenza sanitaria.
Durante e dopo le crocifissioni, molti delle “vittime” perdono i sensi, se non, nei casi più gravi, dover essere anche sottoposti ad energiche rianimazioni, dopo la deposizione dalla croce.

Il rituale, portato dai missionari spagnoli durante l’epoca coloniale, ha messo solide radici nella cultura popolare della zona. Tradizione, che è stata sconfessata più di una volta dalla Chiesa Cattolica e da Papa Giovanni Paolo II, perché macabra e insensata.

Ma, nonostante la posizione anche dell’arcivescovo Oscar Cruz che ha chiesto al Vaticano un intervento di forza maggiore, perché termino le crocifissioni, ogni anno migliaia di curiosi e di penitenti, si recano in flussi constanti nei paesini dove questa pratica rispetta puntualmente la tradizione di verità.

Questo perché, in realtà, nonostante ne abbiano gli strumenti, i rappresentanti della Chiesa Cattolica nelle Filippine, non hanno mai con fermezza osteggiato il fenomeno di culto, che ha facilitato anche l’afflusso di turisti in quelle zone molto povere del paese. E, mentre Cruz condannava la tradizione di fronte alla Conferenza dei vescovi cattolici delle Filippine, altri, come il reverendo Nicdao, hanno difeso la scelta di molte persone umili e semplici che, secondo la sua opinione, non hanno altri mezzi, se non questo, per manifestare la loro assoluta devozione.

Tutto è reale, nessun trucco o inganno. Il dolore dei crocefissi è angosciante.
Ma il perché queste persone si prestino a questa pratica è complesso.
La maggior parte delle volte a spingerli è la speranza o la convinzione che, ripercorrendo il dolore che il figlio di Dio ha provato per la nostra salvezza, i loro peccati vengano cancellati. E’, quindi, il peso della loro coscienza e la sudditanza psicologica verso la religione cattolica a spingerli verso il colle.

Altri, invece, sono spinti da voti fatti o per la guarigione di un familiare o per uscire da quella miseria assoluta che li affligge, spesso dovuta alle grandi calamità naturali che, ogni anno, colpiscono la zona delle Filippine.

Infine in quest' ultimo foto - video si può vedere una processione con gruppi statuari di chiara ispirazione spagnola.



* Testo tratto dal web.


* Filmati tratti da You Tube.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Caro Priore, ti ringrazio perchè stai dando la possibilità di vedere cose inedite e interessanti, per quanto mi riguarda. E' veramente un macabro rituale...

Harry